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POLITICA

Non solo Sangiuliano: ecco quali altri membri del governo Meloni hanno rassegnato le dimissioni

L’ex ministro della cultura al centro del ciclone mediatico dopo il caso Boccia non è stato l’unico appartenente all’esecutivo a fare un passo indietro

Se le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, l’ormai ex ministro della cultura travolto dal caso Boccia hanno fatto molto rumore, l’ex direttore del Tg2 non è stato l’unico dell’esecutivo di Meloni a rassegnare le proprie dimissioni. Prima di Sangiuliano infatti avevano già fatto un passo indietro negli scorsi mesi la sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli e il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Due ruoli che tra l’altro non sono mai stati rimpiazzati nonostante dall’addio di Montaruli sia passato un anno e mezzo, sei mesi invece per quanto riguarda Sgarbi. Un doppio vuoto istituzionale che ha suscitato preoccupazioni in merito alla capacità del governo di rispondere in modo efficace alle sfide politiche e amministrative, soprattutto in due settori chiave come la cultura e l’università.

Il caso Montaruli: una condanna che porta alle dimissioni

La prima a lasciare il suo incarico è stata Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia e sottosegretaria al Ministero dell’Università e della Ricerca. Le sue dimissioni sono arrivate il 18 febbraio 2023, poche ore dopo la conferma della sua condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione per peculato. La vicenda risale a diversi anni prima, quando Montaruli era consigliera regionale del Piemonte. Tra il 2010 e il 2014, Montaruli e altri politici regionali, tra cui il presidente della regione Roberto Cota, furono coinvolti nell’inchiesta “Rimborsopoli”, condotta dalla Procura di Torino. L’inchiesta rivelò un uso improprio dei fondi pubblici destinati ai gruppi consiliari, utilizzati per spese personali come cene, gioielli e abbigliamento. Per questi fatti, Montaruli è stata condannata a un anno e sei mesi di reclusione.

Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario della Cultura – ANSA/CLAUDIO PERI – Newsby.it

La condanna di Montaruli non era sufficiente, secondo la “legge Severino”, per obbligarla a lasciare il suo incarico. La norma prevede infatti che i condannati per reati contro la pubblica amministrazione decadano dalle cariche istituzionali solo in presenza di pene superiori a due anni. Tuttavia, la pressione politica interna alla maggioranza ha giocato un ruolo fondamentale. Personalità come Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia, hanno espresso l’opinione che la presenza di Montaruli nel governo avrebbe potuto danneggiare l’immagine dell’esecutivo. In questo contesto, Montaruli ha scelto di dimettersi “per difendere le istituzioni”, ma ha mantenuto il suo ruolo di deputata.

Dopo la sua uscita dal governo, Montaruli ha ricevuto il sostegno di diversi esponenti di Fratelli d’Italia, tra cui Lucio Malan, capogruppo al Senato. Nonostante la condanna definitiva, Montaruli non ha escluso la possibilità di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea, per contestare la legittimità della sentenza che la riguarda.

Vittorio Sgarbi: dimissioni in polemica con il ministro Sangiuliano

Il 2 febbraio 2024 è stato il turno di Vittorio Sgarbi, critico d’arte e personaggio televisivo molto conosciuto, di lasciare il suo incarico di sottosegretario alla Cultura. Sgarbi ha rassegnato le sue “dimissioni irrevocabili” in un contesto di crescente tensione con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una lettera anonima, inviata al Ministero e poi trasmessa all’Autorità Antitrust, che denunciava un possibile conflitto di interessi tra le attività professionali di Sgarbi e il suo incarico istituzionale. Sgarbi, noto per le sue conferenze e attività culturali parallele, era stato al centro di critiche per la difficoltà nel separare i suoi ruoli pubblici e privati.

La decisione del ministro Sangiuliano di girare la lettera all’Antitrust ha scatenato la furia di Sgarbi, che ha accusato il collega di governo di essere un “uomo senza dignità”. Le dimissioni di Sgarbi, pur motivate ufficialmente da questioni legate all’incompatibilità del ruolo, sono dunque avvenute in un clima di forte polemica personale e istituzionale. Questo episodio ha rivelato tensioni interne all’esecutivo e ha sollevato nuove domande sull’efficacia del controllo sui conflitti di interesse all’interno del governo.

Nessuno al posto di Montaruli e Sgarbi

A seguito delle dimissioni di Montaruli e Sgarbi, il governo Meloni si è ritrovato con due caselle vuote, mai ufficialmente riempite. Montaruli non è stata sostituita nel Ministero dell’Università e della Ricerca, lasciando la ministra Anna Maria Bernini priva di sottosegretari. Allo stesso modo, il posto di Sgarbi nel Ministero della Cultura è rimasto vacante, mentre il ministro Sangiuliano prosegue la sua attività senza un sottosegretario specifico per le materie che erano state delegate al critico d’arte.

Redazione

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