È bastata un’intervista al Corriere della Sera dell’assessore piemontese al Welfare di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone per riattizzare il fuoco sotto la cenere di un conflitto mai sopito tra il partito della premier Giorgia Meloni e il direttore del Museo egizio di Torino Christian Greco. Sollecitato sul punto dal giornalista, Marrone ha dichiarato che secondo lui l’egittologo di fama mondiale, scelto fra oltre cento candidature nel 2014 a 39 anni, non andrebbe confermato per un altro mandato.
Da lì è ricominciato il fuoco di fila della destra, con il vicesegretario della Lega Andrea Crippa a chiedere le dimissioni di Greco rispolverando un caso di sei anni fa. È “un direttore di sinistra che ha gestito” il museo “in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana”, ha accusato il numero due del Carroccio. “Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni”, ha detto alludendo a una campagna promossa nel 2017 che già aveva visto sulle barricate la leader di FdI.
Ma è proprio così? Non proprio. Come salta all’occhio sin dal titolo – “Fortunato chi parla arabo” – la campagna sotto accusa non era rivolta ai cittadini di religione musulmana ma a quelli di lingua araba, per l’appunto. Una differenza non da poco. Chi parla arabo non necessariamente è musulmano. Basti pensare ai milioni di cristiani copti che vivono in Egitto.
Durata appena quattro mesi, dal 6 dicembre 2017 al 31 marzo 2018, l’iniziativa aveva l’obiettivo di “di stimolare la fruizione dell’offerta culturale della città, per consentire ai cittadini di lingua araba di essere sempre più parte della comunità con cui hanno scelto di vivere e condividere il futuro”, si legge sul sito del museo.
Oltre allo sconto sull’ingresso (due al costo di un biglietto), dal 13 gennaio al 31 marzo 2018 sono state “offerte visite guidate in lingua araba gratuite, a cura delle donne che hanno partecipato a ‘Il mio Museo Egizio’, progetto di mediazione culturale promosso da MIC, Mondi in Città, con l’obiettivo di raccontare le collezioni museali attraverso le voci femminili della comunità nordafricana”.
Già nel 2018, Greco aveva incontrato Meloni, che protestava fuori dal museo contro la promozione. In quell’occasione il direttore aveva respinto le accuse della leader di FdI che denunciava la presunta “discriminazione” di una “iniziativa idiota” riservata a una “specifica religione”, spiegando fra l’altro che in Egitto vivono milioni di cristiani.
Senza contare le altre campagne promosse per invogliare i cittadini a visitare il museo. Sono in vigore tutto l’anno quelle per il giorno del compleanno, per San Valentino, per la Giornata internazionale della donna, per la festa del papà e per quella della mamma.
Mentre Crippa rivendica una “battaglia di libertà a difesa degli italiani e dei cristiani” chiedendo l’intervento del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, gli assessori piemontesi in quota Lega prendono le distanze. Le polemiche, dicono, “non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell’uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell’interesse del museo e della comunità”.
Sangiuliano dal canto suo per ora si astiene. A inserirsi nella polemica è invece l’opposizione. “Rimuoverei chi chiede di rimuovere Greco“, commenta telegrafico Carlo Calenda, leader di Azione. Per Angelo Bonelli di Allenza Verdi Sinistra, “la destra vuole le purghe contro gli intellettuali che non si allineano al suo pensiero“. Mentre secondo Riccardo Magi di +Europa, “Meloni serve la sua vendetta“.
La nomina del direttore non spetta al governo, che invece designa il presidente della Fondazione, di cui il ministero della Cultura fa parte insieme a Regione, Città di Torino, Compagnia di San Paolo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Dal 2012 al timone della Fondazione c’è Evelina Christillin, scelta nel 2012 dall’esecutivo guidato da Mario Monti e confermata nel 2016 da quello di Matteo Renzi.
Cinque anni fa, dall’opposizione, la leader di FdI prometteva di “liberare la cultura dall’occupazione sistematica fatta dalla sinistra”, una volta arrivata a Palazzo Chigi. “Ma non è detto che Meloni la pensi ancora alla stessa maniera, perché ha cambiato molte posizioni sul tema dei migranti”, avverte Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura.
Il Museo Egizio intanto difende il proprio direttore e chiede “di mantenerne il tono urbano”. La presidente Christillin dal canto non entra nella polemica e chiede “con tranquillità e cortesia, di poter continuare” a lavorare “con impegno e in silenzio”.
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