Il giorno dopo la debacle alle elezioni Comunali, il M5s s’interroga su cosa non ha funzionato. Soprattutto in quelle grandi città in cui hanno governato negli ultimi cinque anni: Roma e Torino. Il discorso, però non nasce solamente oggi. Infatti, ogni volta che nelle grandi città un esponente del Movimento 5 Stelle è stato eletto sindaco, poi non è mai stato confermato nella tornata elettorale successiva senza lasciare i pentastellati.
In principio su Federico Pizzarotti, nel 2012, a prendersi il primo Comune capoluogo di Provincia per i 5 Stelle: a Parma vinse al ballottaggio contro Vincenzo Bernazzoli (Partito Democratico). È vero: venne riconfermato nel 2017, ma per farlo dovette uscire dal Movimento per fondare la lista personale “Effetto Parma”. Un anno dopo, fu la volta di Federico Piccitto a diventare un nuovo sindaco per il Movimento 5 Stelle: accadde a Ragusa, dove s’impose contro Giovanni Cosentini, candidato del centrosinistra. Dopo aver deciso di non correre per un secondo mandato, Piccitto concluse il proprio incarico nel giugno 2018, quando gli successe il neoeletto Giuseppe Cassì (indipendente di destra).
Giugno 2014: per la prima volta la città del Livorno non è più amministrata da un esponente di sinistra. Vincerà infatti al ballottaggio Filippo Nogarin contro il candidato Marco Ruggeri (Pd). Passano 5 anni e il sindaco del Movimento 5 Stelle annuncia di non volersi ricandidare per la carica di primo cittadino nella città toscana, dichiarando invece di voler correre per le elezioni Europee. In queste si piazza in terza posizione, con 30.913 preferenze. Risultando soltanto il primo dei non eletti. Se nel 2015 rimane a bocca asciutta nei capoluoghi di Provincia, nel 2016 il M5s si riscatterà alla grande, andando a vincere 19 ballottaggi su 20. Di cui Roma, Torino e Carbonia. E con questi ultimi tre Comuni si arriva proprio ai giorni nostri. Virginia Raggi arriva quarta, dietro a Michetti, Gualtieri e Calenda; Chiara Appendino e Paola Massidda non si ricandidano.
Ma non è finita qua. Perché nel giugno 2018 Vincenzo Ciampi viene eletto sindaco di Avellino, ma cinque mesi dopo viene sfiduciato dal Consiglio comunale, costringendo di fatto lo stesso Ciampi a dimettersi. Il suo successore sarà Gianluca Festa (centrosinistra). Tenendo conto che sono rimasti nei capoluoghi di Provincia soltanto i sindaci di Campobasso, Caltanissetta (eletti nel 2019) e Matera (nel 2020), la domanda da porsi è: perché nessun sindaco del Movimento 5 Stelle riesce a strappare un secondo mandato rimanendo all’interno dei pentastellati?
Probabilmente una mancanza di una vera classe dirigente e di radicamento sul territorio, nonché un’amministrazione non sempre all’altezza delle sfide da affrontare, hanno decisamente condizionato le scelte degli elettori nel momento in cui dovevano riconfermare la propria fiducia al primo cittadino di turno. Come abbiamo visto, poi, molti sono stati i sindaci uscenti che hanno deciso di non ricandidarsi. E di certo i loro successori non sono mai stati del Movimento 5 Stelle. Dei grattacapi per i quali Giuseppe Conte dovrà ora cominciare seriamente a riflettere. Anche ipotizzando un’alleanza strutturale (e non a macchia di leopardo) con il Partito Democratico di Enrico Letta.
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