Dopo l’Autorità garante per l’infanzia, è l’Unicef a scendere in campo contro il decreto migranti del governo Meloni, che ha introdotto fra le altre cose, una stretta sui minori che giungono in Italia da soli, senza genitori né tutori legali.
“Alcune misure destano un po’ di preoccupazione” perché “rischiano di compromettere le garanzie previste per i minori stranieri non accompagnati sulle quali non si dovrebbe tornare indietro”, ha spiegato il portavoce Andrea Iacomini a margine di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulla situazione a Lampedusa, dove l’agenzia dell’Onu per l’infanzia fornisce servizi di protezione, inclusi l’orientamento e il sostegno psicosociale.
A mettere in allarme l’Unicef è innanzitutto la permanenza fino a 90 giorni dei 16enni nelle strutture di prima accoglienza ordinaria qualora manchino posti in quelle dedicate ai minori. Secondo le convenzioni internazionali e la legge Zampa sui minori, ha detto, “assolutamente nessun minore deve stare in una situazione di promiscuità con gli adulti”, specie se porta con sé i traumi di una traversata nel deserto e poi in mare.
È quindi necessario “evitare che minorenni siano accolti in strutture non adeguate” e “senza accesso al supporto di cui hanno bisogno per le loro necessità specifiche, con figure professionali dedicate. Aumentano infatti i rischi per la loro protezione, in un ambiente meno tutelato e meno incentrato sui bisogni specifici dei minorenni”.
A destare “preoccupazione” è anche la stretta sui cosiddetti “falsi minori”. “L’accertamento dell’età deve esse effettuato soltanto in caso di fondati dubbi e nel pieno rispetto della dignità delle persone coinvolte”, ha ammonito. Inoltre “è fondamentale ci siano dei meccanismi non siano invasivi a livello medico”, come prescrivono le linea guida europee.
Peraltro, ha fatto notare Iacomini, “molti di questi ragazzi vengono da Paesi, come l’Afghanistan, dove non c’è un registro della natalità” .
“Mediterraneo cimitero per bambini”: 289 minori morti
“Il Mar Mediterraneo è diventato un cimitero per i bambini e il loro futuro. Il tragico bilancio delle vittime tra i bambini in cerca di asilo e di sicurezza in Europa è il risultato di scelte politiche e di un sistema migratorio in crisi“, ha invece constatato amaramente Regina De Dominicis, la direttrice regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale,
Le vittime dei naufragi sono triplicate, denuncia l’organizzazione. Tra giugno e settembre 990 persone, inclusi 289 minori, sono state inghiottite dal mare. Lo scorso anno, nelle stesso periodo, erano state 334. Numeri comunque aleatori e probabilmente sottostimati.
Una strage che è figlia anche di un sistema di ricerca e salvataggio in mare insufficiente. “La mancanza di capacità di ricerca e soccorso coordinate e adeguate a livello regionale e di cooperazione in mare al momento dello sbarco aggrava i pericoli che i bambini corrono durante la traversata”.
Soccorso in mare inadeguato
Gli operatori dell’agenzia Onu testimoniano in presa diretta le condizioni in cui viaggiano i minori soli: “Sono spesso imbarcati su gommoni sovraffollati o su scadenti barche da pesca in legno, inadatte alle cattive condizioni atmosferiche. Alcuni vengono alloggiati nella stiva della nave, altri su chiatte di ferro, particolarmente pericolose per la navigazione.”
A spingerli a lasciare il proprio Paese soprattutto guerre, conflitti, violenza e povertà. I minori senza genitori o tutori, avverte l’Unicef, sono a rischio sfruttamento e abuso in ogni fase del viaggio. E i dati mostrano come siano innanzitutto le ragazze e i bambini dell’Africa subsahariana a essere più esposti al pericolo.
Sistema d’accoglienza per i minori carente
Del resto al pericolo della traversata in mare si somma un’accoglienza tutt’altro che adeguata ai bisogni di bambini e adolescenti. “Esiste un problema di capacità” e “nelle strutture emergenziali è difficile garantire i servizi minimi”, ha constatato Nicola Dell’Arciprete, coordinatore risposta Unicef in Italia. Per questo l’agenzia si sta “adoperando per cooperare con le istituzioni perché i minori di 14 anni non siano inclusi in quelle strutture”.
Secondo il report semestrale del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, i cosiddetti Msna in Italia al 30 giugno erano poco meno di 21mila.
I posti disponibili nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai) gestito dagli enti locali sono poco meno di 6mila, pari al 30% di quelli necessari. Dunque di gran lunga insufficienti. Il resto è accolto per il 41% in strutture di prima accoglienza mentre il 23% è collocato in famiglia (si tratta per quasi il 90% di ucraini).
Quasi 12mila minori arrivati soli, +60%
In base agl ultimi dati del ministero dell’Interno, i minori non accompagnati giunti sulle coste italiane tra gennaio e settembre 2023 sfiorano quota 11.700, in aumento del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando a tentare la traversata erano stati in 7.200.
L’hotspot di Lampedusa
Sebbene l’emergenza nell’hotspot di Lampedusa sia rientrata, la situazione nella struttura resta in letteralmente in balìa delle onde. Con l’aumento degli arrivi la struttura, che dovrebbe ospitare al massimo 400 persone, può tornare di nuovo in breve esplosiva, come accaduto ne giorni scorsi, quando il centro di Contrada Imbriacola è arrivato a ospitare quasi 7mila migranti. Grazie allo stop degli negli ultimi otto giorni a causa del maltempo, al momento l’hotspot ospita circa 200 persone dopo i due sbarchi avvenuti nella notte.
L’isola di appena 20 chilometri quadrati è diventata il primo porto di approdo per le persone in cerca di asilo, sicurezza e opportunità in Europa. Il numero di arrivi ha toccato il picco questo mese, con 4.800 persone giunte in un solo giorno.
Nei primi nove mesi dell’anno sono oltre 133mila i migranti approdati sulle coste italiane, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Di questi, la gran parte è arrivata autonomamente a bordo di barchini nel porto di Lampedusa. Come spiega l’Ispi, una situazione che è figlia del progressivo svuotamento del mar Mediterraneo di navi di soccorso.
Unicef: “Servono percorsi legali e sicuri”
Per questo, l’Unicef è tornata a chiedere ai governi dell’Unione europea, fra le altre cose, “di fornire percorsi più sicuri e legali per la richiesta di asilo” e “ di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso e di garantire lo sbarco in luoghi sicuri”. In questo senso, il negoziato in corso a Bruxelles sul Patto europeo su migrazione e asilo “rappresenta un’opportunità immediata per affermare e sostenere i princìpi chiave della protezione dei bambini”.