Con il numero dei migranti quasi raddoppiato rispetto allo scorso anno (129mila contro poco più di 68mila) tutto il sistema dell’accoglienza, già fiaccato dalla scure dei tagli, è in sofferenza. E quello per i minori stranieri non fa eccezione. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno al 18 settembre i cosiddetti msna, i minorenni non accompagnati, ovvero quelli che viaggiano soli, sfiorano quota 11.700.
Nel 2022 erano stati in tutto circa 14mila. In sindaci da tempo hanno lanciato l’allarme. I posti a disposizione sono finiti. Non riescono più a fare fronte agli obblighi di tutela a cui ha diritto chi ha meno di 18 anni e arriva in Italia senza famiglia.
Secondo la Convenzione per i diritti del fanciullo delle Nazioni unite del 1989, i minorenni stranieri non possono essere respinti e hanno diritto a una tutela rafforzata che permetta loro un sereno sviluppo.
L’Italia inoltre nel 2017 si è dotata, unica in Europa, di un norma ad hoc sulla tutela dei minori stranieri non accompagnati, la Legge Zampa. Sei anni fa quella dei msna era già un’emergenza, con oltre 25mila tra bambini e adolescenti approdati da soli sulle coste italiane.
Obiettivo della legge è prendere in carico il minore lungo tutto il percorso, all’accertamento dell’età all’accoglienza, dall’inserimento in famiglia (affido familiare) all’individuazione dei tutori fino alla possibilità di seguire un percorso di formazione e integrazione che estende il permesso di soggiorno fino al compimento dei 21 anni.
Uno strumento concepito anche per arginare il fenomeno dei minori scomparsi, di chi scappava dalle strutture di accoglienza facendo perdere le proprie tracce per proseguire il viaggio verso il Nord Europa col rischio – secondo l’Europol, l’agenzia investigativa europea – di finire preda di organizzazioni criminali. Dal 2018 a oggi sono circa 21.600 i minori che mancano all’appello.
Ora il governo Meloni avrebbe intenzione di metter mano alla legge, ha fatto sapere il sottosegretario Alfredo Mantovano, perché sarebbe troppo permissiva. Per alleggerire il carico sulle amministrazioni locali, si pensa a una limatura. L’idea sarebbe di far cadere il meccanismo secondo cui se un giovane si dichiara minorenne viene considerato automaticamente tale. In caso di dubbio, avrà l’onere della prova di dimostrare che ha effettivamente meno di 18 anni.
“Ritengo che occorra intervenire offrendo criteri oggettivi di determinazione dell’età. L’autocertificazione è un sistema assolutamente insufficiente, perché comporta che, chi arriva sul nostro territorio, nella stragrande maggioranza dei casi si dichiari diciassettenne, spesso non essendolo. È proprio su questo che occorre lavorare. I falsi minori tolgono risorse a quelli veri che ne hanno diritto“, ha spiegato la responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia, Sara Kelany.
Secondo il report semestrale del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia al 30 giugno sono poco meno di 21mila.
I posti disponibili nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai) gestito dagli enti locali sono poco meno di 6mila, pari al 30% dei msna presenti in Italia. Dunque di gran lunga insufficienti rispetto alle necessità.
Il resto è accolto per il 41% in strutture di prima accoglienza mentre il 23% è collocato in famiglia (si tratta per quasi il 90% di ucraini).
Per supplire alle carenze del sistema di seconda accoglienza, i Comuni in genere fanno affidamento su strutture e associazioni sul territorio. Negli ultimi tempi tuttavia i bandi pubblici vanno regolarmente deserti, come accaduto di recente a Parma e Reggio Emilia. I rimborsi previsti dal Viminale (massimo 60 euro a persona al giorno) infatti sono ritenuti insufficienti per garantire un servizio in linea con gli standard, inclusi corsi di italiano e assistenza sanitaria, in strutture adeguate con figure professionali qualificate.
“Siamo sull’orlo del tracollo“, ha detto senza tanti giri di parole Matteo Biffoni, delegato sull’immigrazione dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, che proprio oggi ha chiamato a raccolta nella Capitale tutti i primi cittadini della Penisola per mettere a punto le richieste da proporre al governo. “C’è grande preoccupazione da parte di tutti i Comuni, di tutti gli schieramenti politici per la situazione attuale”, ha detto il sindaco di Prato.
Chiedono più strumenti e misure per gestire la situazione, puntando sull’accoglienza diffusa e sulla rete SaiI “riconoscendo incentivi” a quelli che accolgono.
C’è bisogno, dicono, di una più “chiara divisione” di compiti e responsabilità. “Lo Stato centrale si occupa della prima accoglienza, e i Comuni continuano a svolgere la loro parte, nel massimo spirito di collaborazione, nella seconda accoglienza prevedendo però un incremento dei posti nel Sai per i minori”, ha spiegato Biffoni.
“I centri di prima accoglienza, gestiti dal ministero dell’Interno, dovranno essere il primo approdo dei minori soli per poi essere accolti nelle strutture di seconda accoglienza della rete Sai”, che “devono divenire stabili e continuativi. Ormai, dopo anni di flussi migratori, possiamo dire che il fenomeno è presente tutto l’anno, seppur con dei picchi in estate, e necessita di avere regole certe. È inoltre fondamentale il dialogo tra prefetture e Comuni per ritornare a gestire i flussi e i collocamenti evitando che i minori siano incanalati solo verso alcuni territori”.
E c’è chi come il primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, che è già passato dalle parole ai fatti, con un ricorso al Tar contro il ministero degli Interni “per ottenere il rispetto della legge e la restituzione dei costi impropriamente sostenuti”, si è sfogato sui social alla fine di agosto il sindaco Pd, invitando gli altri colleghi a fare “la stessa cosa”.
Il perché è presto detto: “L’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è un compito dello Stato. I Comuni possono svolgere una supplenza temporanea, in caso di indisponibilità di posti nelle strutture statali, e comunque senza costi o oneri a loro carico. Succede invece esattamente il contrario: lo Stato non fa nulla e scarica oneri e costi sui Comuni, rimborsandoli in modo del tutto insufficiente“.
Secondo i dati del ministero del Lavoro, i minori stranieri sono in prevalenza maschi (86,6%) e quasi la metà ha 17 anni (45%). I principali Paesi di provenienza sono l’Egitto, l’Ucraina e la Tunisia. Mentre le regioni che ospitano il maggior numero di msna sono la Sicilia, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Campania.
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