La Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha preso parte a una conferenza stampa a conclusione della sua partecipazione al vertice NATO che si è tenuto a Vilnius, in Lituania.
Molti i temi di cui la premier ha parlato in questa due giorni d’incontri con i leader dei 31 Paesi che compongono l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.
Di alcuni di questi ha riferito nell’incontro avuto con la stampa, a partire dall’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza.
Una delle tematiche più calde è senza dubbio quella relativa al futuro ingresso dell’Ucraina nella NATO, il quale sembra però destinato a essere rimandato al termine della guerra in corso con la Russia.
Questa quantomeno la posizione che è emersa al termine del vertice di Vilnius, come sottolineato anche dalla stessa Meloni:
“Sono stati fatti passi in avanti importanti per il futuro accesso dell’Ucraina nella NATO. È stato snellito il percorso di adesione, pur ribadendo che l’Ucraina entrerà nella NATO quando le condizioni lo permetteranno”.
Nel corso della conferenza stampa, Meloni ha tenuto a sottolineare quale sia il ruolo dell’Italia nella NATO.
La premier ha, infatti, dichiarato di aver ribadito a chiare lettere quanto sia importante l’azione di cooperazione svolta dal nostro Paese, chiedendo anche un maggior riguardo per il fianco meridionale dell’Alleanza:
“L’Italia sostiene gli adattamenti in corso della NATO, come confermato dagli importanti contributi nel fianco orientale e nel Mediterraneo. Abbiamo rivendicato il nostro ruolo nell’Alleanza e l’attenzione che va data al fianco orientale, ma chiesto anche maggiore attenzione al fianco sud”.
La Presidente del Consiglio ha rimarcato come sia fondamentale continuare a investire sulla difesa, specificando che anche la libertà ha un suo costo:
“Crediamo che nell’impegno sul 2% di spesa dedicata alla difesa, in rapporto al Pil, si debba tenere conto della progressione, della sostenibilità, della responsabilità e della partecipazione al funzionamento dell’Alleanza che ogni singolo alleato assume. Lo dico da premier di una Nazione che, con quasi 3.000 uomini, è il principale contributore in termini di presenza nelle missioni di pace”.
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