Giorgia Meloni chiarisce a ‘”In mezz’ora” che non si dimetterà se i cittadini bocceranno la riforma del premierato
“Non mi fa paura l’idea del referendum e non lo considero un referendum su di me, ma sul futuro dell’Italia”. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante l’intervista a ‘In mezz’ora’, chiarisce che non si dimetterà in caso di bocciatura della riforma costituzionale che introduce il premierato: “Se la riforma non passa, vorrà dire che gli italiani non l’approvano. Io completerò i miei cinque anni di mandato e chiederò agli italiani di giudicarmi alla fine. Le dimissioni sono solo speranze della sinistra”, ha proseguito, affrontando diversi temi caldi come Ucraina, Medio Oriente, caso Toti ed elezioni europee.
“Mi hanno chiesto se pensassi che la riforma potesse essere pericolosa per me se non passasse. Chi se ne importa: se la riforma non passa, significa che gli italiani non l’hanno condivisa, ma questo non implica che mi dimetterò in caso di sconfitta nel referendum. Io arriverò alla fine dei miei cinque anni e sarà allora che chiederò agli italiani di giudicarmi, quando avrò finito il mio lavoro”, ha sottolineato.
Le accuse delle opposizioni di indisponibilità al dialogo vengono respinte al mittente: “Non penso che la richiesta di dialogo vada rivolta a me perché ho già dimostrato di essere disponibile. Ricordo che partivo da una proposta di semi-presidenzialismo alla francese. Ho consultato le forze politiche e sono arrivata a un’altra riforma che teneva conto delle loro richieste. La prima di queste richieste riguardava il ruolo del capo dello Stato, una figura la cui autorevolezza è riconosciuta da tutti, e quindi non abbiamo toccato il suo ruolo”.
Quanto all’accordo con l’Albania sui migranti, anch’esso oggetto di polemiche, la premier ha assicurato che “procede e sarà operativo tra non molto. Funzionerà e farà da apripista per altri accordi simili. È un progetto su cui vogliamo lavorare bene”. “Gli esponenti della sinistra ci criticavano di fare una Guantanamo in Albania, ora ci criticano per i presunti ritardi”, ha continuato, “voglio ringraziare Edi Rama”.
Inevitabile un passaggio sulle dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha esortato gli alleati a consentire a Kiev di utilizzare gli armamenti forniti per colpire obiettivi in territorio russo: “Fermo restando che la guerra porta sempre con sé delle incognite, mi sembra controproducente il racconto secondo cui l’Europa sarebbe sull’orlo di un conflitto di portata più ampia”, ha sottolineato la premier. “Non so perché Stoltenberg dica una cosa del genere. Penso che bisogna essere molto prudenti. La Nato deve mantenere la sua fermezza”.
“Sono state molte le dichiarazioni in questi mesi che mi sono sembrate discutibili”, ha proseguito, citando le frasi di Emmanuel Macron sull’invio di truppe di terra. “Consiglio maggiore prudenza”.
A proposito dell’altra grande crisi internazionale in corso, la guerra di Gaza, Meloni, che ieri ha incontrato l’omologo palestinese Mohammad Mustafa, ha dichiarato che “si debba ribadire a Israele la necessità di rispettare il diritto internazionale”.
Ha osservato che “Israele rischia di cadere nella trappola che i fondamentalisti hanno preparato: costringerlo a una rappresaglia sul proprio territorio, una strategia storicamente mirata a isolare Israele”.
“Questo sta accadendo a livello internazionale e nelle nostre opinioni pubbliche. È per questo che si deve ribadire la necessità di rispettare il diritto internazionale anche nei confronti di Israele”, ha aggiunto Meloni, esprimendo preoccupazione per l’assenza di empatia verso le vittime civili israeliane. “Questo rivela un antisemitismo latente che sta emergendo ed è preoccupante”.
“Noi dobbiamo continuare a lavorare per un cessate il fuoco sostenibile e per il rilascio di tutti gli ostaggi. Dobbiamo scongiurare un attacco israeliano a Rafah e rafforzare l’Autorità Nazionale Palestinese. Questo è ciò che ho detto ieri al primo ministro palestinese; è un passaggio fondamentale per costruire una prospettiva di pace stabile e duratura in Medio Oriente. L’Italia deve essere molto fiera del lavoro svolto in questi mesi sul piano del sostegno umanitario”, ha proseguito.
“Non dobbiamo aspettare per costruire una soluzione stabile e strutturale. Sarebbe un errore iniziare a parlare dei ‘due popoli due Stati’ solo quando la crisi sarà finita. Uno dei modi per far finire la crisi è cominciare a parlarne subito. L’Italia sta giocando un ruolo importante in questo, e penso che anche l’Europa possa avere un ruolo significativo”.
Un altro capitolo delicatissimo riguarda il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, accusato di corruzione. Sarebbero opportune le sue dimissioni? “Credo che solo Giovanni Toti possa rispondere a questa domanda, perché solo lui conosce la verità. È lui che deve valutare cosa sia meglio per i cittadini della sua regione”.
“Non ho avuto modo di parlare con Giovanni Toti, quindi è difficile avere un’idea completa su questa storia. Per il futuro, mi piacerebbe che, in generale, tra la richiesta di misure cautelari e la loro esecuzione non passassero mesi, evitando di aspettare le campagne elettorali”, ha aggiunto.
“Penso che questa commissione e questa Europa abbiano commesso molti errori. Non lo dico solo in Italia, lo dico anche in Europa”.
Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato a ‘In mezz’ora’, negando che ci siano cambiamenti nella sua linea in Europa. “Ho con Ursula von der Leyen un rapporto di collaborazione istituzionale”, ha aggiunto. “A volte Ursula von der Leyen mi è sembrata più pragmatica della sua maggioranza”, ha risposto a chi le chiedeva se recentemente avesse “abbandonato” la presidente della Commissione UE, in corsa per un secondo mandato.
Infine il capitolo sulle elezioni europee: fin dove potrebbe spingersi un allargamento a destra di una nuova maggioranza a guida Ppe? “Non sono abituata alle patenti di presentabilità”, risponde Meloni, “il mio obiettivo principale è cercare di costruire una maggioranza di centrodestra e mandare la sinistra all’opposizione anche in Europa”, ha ribadito, “penso che ciò le maggioranze arcobaleno producano sono compromessi al ribasso.
Non siamo in una stagione storica in cui possiamo permetterci un’Europa con compromessi al ribasso. Chi farà parte della maggioranza lo decidono i cittadini. Io non sono disposta a fare maggioranza con la sinistra, tutto il resto si vede”.
Il dibattito sull’Europa implica inevitabilmente quello sul patto di stabilità che “ha una fase temporanea di rientro, è sostenibile sulla carta. Intanto il modo migliore per sostenere il debito pubblico è favorire la crescita. Bisogna continuare a dare segnali al nostro mondo produttivo. Abbiamo trovato una situazione abbastanza disastrosa. Per quanto riguarda i fondi di coesione 2014-20, di 120 miliardi, ne erano stati spesi 47: ditemi se l’Italia può permettersi di non spendere queste risorse”, ha continuato.
“Sulla carta il disastro è sui 220 milioni di euro di buco per aver ristrutturato il 4% delle case. In ogni caso questo governo farà del suo meglio, concentrando le risorse sulle cose importanti”.
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