La premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron hanno avuto un colloquio informale di oltre un’ora nel corso della serata di ieri, domenica 23 ottobre. L’incontro tra i due leader è stato definito, tramite una nota dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, come un dialogo “cordiale e proficuo”, durante il quale “sono stati discussi tutti i principali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori”.
Sempre nella nota di Palazzo Chigi si legge che “i presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali”. Su Twitter, anche Macron ha confermato la vicinanza tra l’Italia e la Francia. “Come europei, come Paesi vicini, come popoli amici, con l’Italia dobbiamo continuare tutto il lavoro iniziato”, ha scritto il presidente francese sul social. “Riuscire insieme, con dialogo e ambizione: lo dobbiamo ai nostri giovani e ai nostri popoli. Il nostro primo incontro a Roma va in questa direzione”. Macron ha anche ringraziato l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, postando su Twitter una sua foto accompagnata dalla didascalia “Grazie Mario”.
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Durante la sua permanenza a Roma, Macron ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla guerra in Ucraina. “Vogliamo che sia il popolo ucraino a scegliere il momento e i termini della pace”, ha affermato intervenendo all’evento della Comunità di Sant’Egidio “Il grido della pace”. “Questo significa che c’è una prospettiva di pace: esiste, esiterà la pace a un certo punto, il momento verrà in funzione dell’evoluzione delle cose e quando il popolo ucraino e i suoi dirigenti lo avranno scelto secondo i termini che avranno deciso. La pace si costruirà con l’altro che oggi è un nemico, intorno a un tavolo. E la comunità internazionale sarà lì”, ha dichiarato Macron. Il presidente francese ha poi ricordato che “oggi però c’è un popolo aggredito, un popolo attaccato. E dall’altra parte ci sono dei dirigenti che hanno deciso di attaccare, assaltare, invadere e umiliare. Quindi rimanere a margine di tutto questo pensando che bisogna rimanere neutrali vorrebbe dire accettare un ordine internazionale dove vige la legge del più forte che diverrebbe la legge di tutti e dove il dominio e lo stato di fatto potrebbero sostituire i nostri diritti. Questo non lo condivido”.
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