L’Iva su assorbenti e tamponi torna al 10%. Dopo appena un anno, il governo elimina il taglio alla cosiddetta “tampon tax”, che nel 2022 aveva portato al 5% l’imposta sui prodotti per l’igiene femminile oltreché per l’infanzia, come pannolini, latte in polvere e preparati per l’alimentazione. La marcia indietro è contenuta nell’ultima bozza della Manovra 2024, che ancora attende di sbarcare in Parlamento.
Sono 21 milioni in Italia le donne in età fertile che ogni mese hanno bisogno di questi prodotti e nel corso della vita ciascuna ne utilizza fino a 12mila. Con il raddoppio dell’Iva, si stima che l’imposta peserà per circa 15 euro l’anno.
Il taglio del balzello, dal 22 al 10 e infine al 5%, è arrivato dopo una lunga battaglia: “Ora si riavvolge il nastro indietro”, dice Silvia De Dea, una delle fondatrici di Onde Rosa, collettivo che si è battuto per ottenere la riduzione dell’imposta.“Non è un problema solo simbolico perché l’inflazione e i prezzi schizzano e le donne vengono così penalizzate doppiamente”. De Dea sottolinea l’incoerenza della misura da parte di un governo che ha fatto della famiglia una bandiera. “Quando c’è da tagliare, cominciano dal fondo della piramide, penalizzando le donne, ma anche le madri e le famiglie, visto che l’aumento dell’Iva riguarderà anche prodotti dell’infanzia”.
Nell’Unione europea, secondo le ultime modiche legislative, gli Stati membri hanno la facoltà di ridurre, senza più alcun tetto, l’Iva su prodotti per l’igiene femminile. Eppure molti Paesi continuano ad applicare l’aliquota più alta. La maglia nera va all’Ungheria, con un’imposta al 27%.
Nel Vecchio continente sono una ventina i Paesi che negli ultimi anni hanno ridotto l’Iva su tamponi e assorbenti. A fare da apripista è stata l’Irlanda, che nel 2010 ha eliminato del tutto l’imposta. L’aliquota è pari a zero anche nel Regno Unito, che nel gennaio del 2021, subito dopo l’uscita dall’Ue ha cancellato il balzello del 5%.
La Scozia è andata oltre e nel 2022 è diventato il primo Paese al mondo a rendere completamente gratuiti i prodotti per l’igiene femminile. Assorbenti e tamponi sono distrutti in luoghi pubblici come scuole e università, farmacie e centri di aggregazione giovanile.
Tra i Paesi europei in cui l’Iva sui prodotti per l’igiene femminile è più bassa, ci sono il Lussemburgo (3%) e la Spagna (4%). A tassare assorbenti e tampone attorno al 5% come l’Italia sono Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Lituania e Cipro. In Belgio e Portogallo l’Iva è al 6%, in Germania e Svizzera è attorno al 7%. Slovacchia e Austria l’hanno ridotta al 10%. In Olanda e in Slovenia l’imposta è pari al 9%.
Contro corrente c’è chi non ha introdotto alcun taglio e mantiene le aliquote più alte del Vecchio continente. Oltre a Budapest, anche nei Paesi scandinavi l’Iva sui prodotti igienici viaggia ampiamente sopra il 20%: in Danimarca e Norvegia l’aliquota è al 25%, in Finlandia al 24%.
In Grecia addirittura l’imposta è stata aumentata fino al 24% dell’ambito delle misure d’austerità via via introdotte per far quadrare i contri del Paese ellenico.
La penalizzazione sull’anticipo di pensione, il taglio del cuneo fiscale per il 2024, ma anche i fondi per la sanità, la sforbiciata al canone Rai a 70 euro, gli sgravi per le madri lavoratrici e il bonus asili nido. Sono le principali misure contenute nella bozza della Manovra 2024, che, rispetto alle prime anticipazioni circolate nelle scorse ore, è lievitata a 91 articoli.
Andare in pensione anticipata sarà più difficile. La stretta decisa dal governo allunga i tempi per l’uscita dal mondo del lavoro. Rimane una certa diversificazione a seconda delle categorie dei lavoratori, ma i requisiti sono sempre più stringenti.
Viene introdotta “Quota 104” con penalizzazioni. Si potrà andare in pensione anticipata con almeno 63 anni di età (erano 62 nel 2023) e 41 anni di contributi e in più con una riduzione dell’importo relativo alla quota retributiva. Si allungano le finestre per uscire una volta raggiunti i requisiti, da tre a sei mesi per il privato e da sei a nove mesi per il pubblico.
È prevista anche una stretta sulle pensioni anticipate. Dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi di contributi oltre ai tre mesi di finestra mobile per l’accesso alla pensione anticipata indipendentemente dall’età (41 anni e 10 mesi per le donne). Viene anticipato dalla fine del 2026 alla fine del 2024 il periodo nel quale non sono previsti adeguamenti alla speranza di vita.
Per i lavoratori in regime contributivo (dal 1996) sale l’importo minimo maturato necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell’età di vecchiaia. La soglia, a fronte di almeno 20 anni di contributi versati, sale da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale. Nella pratica, da 1.409 euro a 1.660 euro. Salta invece il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione a 67 anni una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Basterà avere raggiunto l’importo dell’assegno sociale (503,27 euro nel 2023).
Dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi di contributi oltre ai tre mesi di finestra mobile per l’accesso alla pensione anticipata indipendentemente dall’età (41 e 10 mesi per le donne). Viene anticipato dalla fine del 2026 alla fine del 2024 il periodo nel quale non sono previsti adeguamenti alla speranza di vita. Quindi nel 2025 anche questo canale di pensionamento sarà legato all’aspettativa di vita.
L’Ape sociale resta ma salgono i requisiti. L’ammortizzatore scatterà a 63 e cinque mesi e non più a 63 anni.
Servirà un anno più per accedere a “Opzione donna”. La misura viene riservata alle lavoratrici con 35 anni di contributi entro il 2023 e 61 anni di età (non più 60), requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due. Le categorie interessate non cambiano: disoccupati, caregiver o invalidi almeno al 74%.
La rivalutazione delle pensioni viene tagliata per gli assegni più alti, ovvero sopra dieci volte il minimo (circa 5mila euro), che passa dal 32 al 22%. L’adeguamento pieno all’inflazione è previsto per le pensioni sotto i 2mila euro circa, al 90% (dal precedente 85%) per quelle tra 2mila e 2.500 euro circa.
Nel 2024 e nel 2025, i lavoratori in regime contributivo potranno riscattare i vuoti contributivi per un massimo di cinque anni anche non continuativi, adeguandoli ai periodi di lavoro. I versamenti potranno essere effettuati in un’unica soluzione o in massimo 120 rate mensili, ciascuna di importo non inferiore a 30 euro.
Il taglio del cuneo fiscale viene confermato anche per il 2024. La riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori è pari a 7 punti per le retribuzioni lorde fino a 25mila euro e di 6 punti per quelle fra 25 e 35mila euro. Lo sgravio aumenta in media di circa 100 euro il netto mensile in busta paga ma un effetto negativo sul prelievo Irpef perché aumenta l’imponibile fiscale.
La spesa sanitaria viene incrementata di 3 miliardi di euro per il 2024, di 4 miliardi per il 2025 e 4,2 miliardi a decorrere dal 2026.
Per aggiornare i Lea (Livelli essenziali di assistenza), è confermato lo stanziamento di 50 milioni di euro per il 2024 e di 200 milioni a decorrere dall’anno 2025. Inoltre è previsto l’incremento di spesa di 250 milioni di euro per l’anno 2025 e di 350 milioni dal 2026 “per il potenziamento dell’assistenza territoriale, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale dipendente e per quello convenzionato”. Viene aggiornato il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati al fine di garantire le prestazioni dei Lea: l’1% per il 2024, il 3% per il 2025 e il 4% per il 2026.
È confermato l’aumento della tariffa oraria fino a 60 euro lordi per gli infermieri e il personale del comparto sanità e fino a 100 euro per i medici del Servizio sanitario nazionale per le prestazioni aggiuntive destinate a far fronte alla carenza di personale sanitario, a ridurre le liste d’attesa e il ricorso a personale esterno. Vengono stanziati, per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, 200 milioni di euro per il personale medico e 80 milioni per quello sanitario.
Sono previste nuove risorse pari a 8 miliardi in due anni per la nuova tornata 2022-24 di rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione. Inoltre dal primo gennaio 2024 l’anticipo da erogare è incrementato di 6,7 volte l’indennità di vacanza contrattuale. Tale importo incrementale, per l’anno 2024, è scomputato per il personale a tempo indeterminato che lo ha già percepito nel 2023.
Tra le misure per favorire la natalità, è previsto uno sgravio contributivo al 100% fino a un massimo di 3mila euro annui, senza limiti di reddito, per tutte le lavoratrici madri a esclusione del “lavoro domestico”. Lo sconto sui contributi per la quota a carico del lavoratore dipendente è legato al numero di figli. Per le madri con due figli dura fino al compimento dei 10 anni del più piccolo, per chi ne ha tre lo sgravio dura fino ai 18 anni.
Viene incrementato a 2.100 euro il bonus per le rette di asili nido pubblici e privati ma con diversi paletti: è destinato solo ai secondi figli nati dal primo gennaio 2024, ai nuclei con un minore minore di dieci anni e un tetto Isee massimo di 40mila euro. La spesa è incrementata di 240 milioni di euro per l’anno 2024, 254 milioni di euro per il 2025, 300 milioni di euro per il 2026, 302 milioni di euro per il 2027, 304 milioni di euro per l’anno 2028 e 306 milioni di euro annui a decorrere dal 2029.
La bozza introduce l’obbligo per le imprese di assicurare, entro il 31 dicembre 2024, terreni, fabbricati, attrezzature, impianti e macchinari contro i danni dovuti a calamità naturali come terremoti, alluvioni o frane. Sono previste multe pesanti per chi non si adegua. Si va da 200mila a 1 milione di euro di sanzione oltre alla possibile perdita di contributi o agevolazioni statali anche per calamità.
I lavoratori del turismo riceveranno per il primo semestre del 2024 un bonus per il lavoro notturno e straordinario nei giorni festivi. Si tratta di un “trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15% delle retribuzioni lorde”. La misura si applica ai lavoratori con reddito da lavoro dipendente non superiore a 40mila euro. Un bonus simile era stato introdotto dal decreto lavoro per il periodo giugno-settembre di quest’anno.
Arrivano nuove risorse per la carta “Dedicata a te”, introdotta con la legge di Bilancio 2023 e destinata all’acquisito di beni alimentari di prima necessità per le famiglie con un Isee pari o inferiore a 15mila euro. Il fondo viene rifinanziato nel 2024 con 600 milioni di euro “in considerazione del permanere di condizioni di disagio sociale ed economico”. Viene incrementato di 15 milioni di euro anche il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti.
Sono previsti 200 milioni di euro nel 2024 per finanziare il fondo per l’accoglienza di migranti, richiedenti asilo e minori stranieri non accompagnati, che va a sostegno anche dei Comuni coinvolti. Nel 2025 lo stanziamento sale a 300 milioni per poi tornare nel 2026 a 200 milioni.
La Manovra introduce una sforbiciata ai conti degli enti locali per contribuire alla spending review. Le Regioni sono chiamate a un taglio da 350 milioni l’anno (escluse le voci diritti sociali e salute), mentre i Comuni dovranno ridurre le spese di 200 milioni l’anno, che scendono a 50 per le province.
Il canone Rai scende da 90 a 70 euro per il 2024. continuerà a essere corrisposto tramite la bolletta della luce. Per sopperire al calo degli introiti e garantire “il miglioramento della qualità del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale su tutto il territorio nazionale” vengono stanziati 430 milioni di euro per il prossimo anno.
Per il 2024 la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit (pari a 258 euro) viene portata a mille euro per tutti i lavoratori dipendenti e a 2mila euro (da 3mila) per quelli con figli a carico. Viene conferma inoltre, anche per il 2024, la detassazione dei premi di produttività. L’aliquota dell’imposta sostitutiva, entro il limite di 3mila euro, è ridotta al 5%.
In occasione del Giubileo 2025, i Comuni capoluogo di provincia, le località turistiche e le città d’arte possono incrementare l’ammontare dell’imposta di soggiorno fino a 2 euro per notte. Il relativo gettito rimane nella loro disponibilità per essere destinato a finanziare gli interventi connessi all’evento.
Cambia il regime fiscale degli affitti brevi, con l’aumento della cedolare secca e della ritenuta d’acconto per i canoni di locazione, che passano dal 21% al 26%.
Aumentano le tasse sulle sigarette, con rincari nel 2024 compresi tra i dieci e i dodici centesimi a pacchetto. Aumenta il balzello anche sul tabacco riscaldato (10 centesimi per pacchetto) e tabacco trinciato (circa 30 centesimi per busta). Sulle sigarette elettroniche è previsto un incremento dell’annuali per i liquidi con nicotina e senza nicotina nel 2025 e nel 2026.
Confermato il congelamento per altri sei mesi, fino a fine giugno, di plastic e sugar tax. Le due imposte, introdotte con la manovra per il 2020 e mai entrate in vigore, dovrebbero quindi scattare dal primo luglio 2024, salvo ulteriori interventi.
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