Senza la maggioranza assoluta, il governo Conte “non può andare avanti”. Lo ha dichiarato, a “Fuori dal coro”, Giorgia Meloni. “Parliamo di un governo che sulla carta non ha la maggioranza assoluta in una delle due Camere. Altri governi nella stessa situazione si sono dimessi”, ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia. Una dichiarazione che riporta alla mente la crisi del quarto governo di Silvio Berlusconi, in cui Meloni ricopriva l’incarico di ministra della Gioventù. Il 14 dicembre 2010 l’esecutivo non ottenne la maggioranza assoluta in una delle due camere, salvandosi per appena tre voti (314 no alla sfiducia e 311 sì). Ciononostante, l’esecutivo proseguì fino al novembre del 2011, quando sempre alla Camera perse poi la maggioranza dei deputati su un voto sul rendiconto generale dello Stato.
Oltre all’esempio appena citato, nel corso della storia della Repubblica italiana ci sono stati altri esecutivi che hanno governato in assenza della maggioranza assoluta. Nel 1994 Berlusconi guidò un governo di minoranza, che restò in carica per poco più di otto mesi. Altri esempi possono essere cercati nel periodo della Prima Repubblica. Il primo governo di minoranza in assoluto fu quello di Alcide De Gasperi del 1947-1947, che ottenne la fiducia iniziale dell’Assemblea Costituente con 274 sì, 231 no e 4 astensioni. Lo stesso accadde per il settimo governo De Gasperi, per il secondo esecutivo di Fanfani e per il primo governo Leone. Un altro esempio “indimenticabile” risale al 1976 e riguarda la mancata sfiducia al terzo governo Andreotti, che proseguì grazie all’appoggio del Pci.
Nel corso del suo intervento a “Fuori dal coro”, Giorgia Meloni ha anche tracciato un parallelismo con quel che accadde alla coalizione di centrodestra dopo le elezioni del 2018. In quel caso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella decise di non dare la fiducia al cdx, in quanto non c’era la certezza di una maggioranza solida. Si tratta di un paragone che, a conti fatti, ha poco a che fare con la situazione attuale. In quell’occasione, infatti, al centrodestra mancavano 54 seggi alla Camera e 26 al Senato. Il vero problema, dunque, non era l’assenza di una maggioranza assoluta, ma di ben 80 parlamentari.
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