M5S, tensioni tra Conte e Grillo dopo la riforma della giustizia

Il via libera alla riforma della giustizia rischia di rendere ancora più profonde le divisioni esistenti all’interno del Movimento 5 Stelle. Il passo indietro sulla prescrizione, da tempo uno dei cavalli di battaglia del M5S, non è piaciuto a vari ministri pentastellati e nemmeno a Giuseppe Conte. L’ex premier, infatti, ha parlato del ritorno di “un’anomalia italiana”. Dal canto suo, Beppe Grillo si è impegnato in prima persona per rendere possibile l’arrivo della riforma in Parlamento, parlando col premier Draghi e convincendo i ministri a votare a favore in Cdm. Il suo ruolo non è piaciuto a chi ha visto in questo ennesimo dietrofront un tradimento alle idee del M5S. Sulla prescrizione, in pochi erano disposti a cedere e ora chi è rimasto deluso invoca l’uscita dalla maggioranza.

Questa situazione suggerisce che il percorso della riforma della giustizia in Parlamento sarà tutt’altro che agevole. Non solo il M5S cercherà di modificare il testo, ma anche Forza Italia e Italia Viva cercheranno di andare nella stessa direzione, proponendo un impianto più garantista. Il rischio è che i tempi finiscano per allungarsi notevolmente.

M5S, malumore dopo il passo indietro sulla prescrizione

A non andare giù ai parlamentari pentastellati più vicini a Conte è stata l’improvvisa marcia indietro avvenuta durante il Cdm. Prima dell’incontro, infatti, i pentastellati avevano respinto la proposta sulla corruzione e optato per l’astensione. Sono in molti a puntare il dito verso l’intervento di Grillo, che ha cambiato le carte in tavola, anche se varie fonti interne al Movimento hanno tenuto a precisare che “nessuno ha dettato la linea ai ministri”. Inoltre, anche lo stesso Conte sarebbe stato costantemente informato sull’evolversi della situazione.

Di Battista: “Il Movimento si è calato le braghe”

Alessandro Di Battista, fuoriuscito dal M5S alcuni mesi fa, ha dichiarato che il Movimento “si è calato le braghe”. Ha anche criticato i ministri che, dal suo punto di vista, sono stati “incapaci e impavidi”. Alfonso Bonafede, invece, li ha bollati come “timorosi e ossequiosi”. Piuttosto amareggiato anche il sottosegretario Vittorio Ferraresi, che si è detto pronto a “lottare” in Parlamento. Ancora più estrema la posizione della deputata Giulia Sarti, che invoca l’uscita del M5S dal governo Draghi. Per impedire l’implosione del Movimento, i ministri Di Maio, Patuanelli, D’Incà e Dadone hanno indetto una riunione con deputati e senatori questa domenica. Il meeting potrebbe rappresentare l’occasione ideale per chiarire le divergenze e sedare gli animi, ma anche rivelarsi l’ennesimo passo verso una scissione che sembra sempre più probabile.

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