La maggioranza per ora tiene, ma il clima intorno al Governo di Mario Draghi continua ad essere parecchio teso. La serata di giovedì ha visto la Camera confermare la propria fiducia grazie ai 410 voti a favore del Dl Aiuti, a fronte di 49 contrari e un astenuto. All’esecutivo servivano 230 sì, ampiamente superati. Ma questo non significa che si sia tornati in una condizione di serenità tra il Premier e il M5s. Anche perché al Senato potrebbe arrivare un esito opposto.
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POLITICA (Roma). “la fiducia al governo. Per quanto riguarda il voto finale sul testo finale alla Camera alcune misure le abbiamo suggerite però non abbiamo compreso perché sia stata inserita una norma eccentrica sulla prospettiva di un inceneritore che è assolutamente obsoleta. Abbiamo adottato una linea che non può essere quella di condividere il contenuto. Al Senato? Quando arriveremo al Senato saprete”. Lo ha detto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte a margine dell’incontro ‘Verso un’Italia Ecodigital’.
Lo aveva confermato Giuseppe Conte in persona, prima ancora del voto. “Abbiamo fatto un’assemblea congiunta, votiamo la fiducia al Governo, vogliamo collaborare. Abbiamo portato ieri un documento con le priorità dei cittadini e delle imprese. Voteremo la fiducia alla Camera, e abbiamo suggerito alcune misure anche se altre non le abbiamo capite. Ad esempio quella dell’inceneritore, assolutamente obsoleta. Al Senato? Quando ci arriveremo vedrete“, aveva dichiarato. Ma una frangia dei senatori potrebbe appunto spingere per una fuoriuscita dalla maggioranza. E in effetti il sì del M5s è arrivato alla Camera, ma già non sono mancate le voci fuori dal coro. Dal conteggio dei deputati pentastellati che non rientrano nei 410 voti a favore del Dl Aiuti emergono infatti 28 dissidenti. Ognuno di loro risultava assente o in missione.
Nel frattempo però lo stesso Conte ha presentato a Mario Draghi un documento, durante il recente incontro tra i due a Palazzo Chigi. Qui si leggono le condizioni del M5s per restare all’interno della maggioranza. “Pretendiamo un cambio di passo immediato per sostenere davvero famiglie e imprese travolte dalla crisi – è il suo contenuto, riferito dall’agenzia Adnkronos –. Servono segnali immediati. Nessuno si salverà da crisi e inflazione con un bonus una tantum da 200 euro. Il Movimento 5 Stelle è nato per difendere i diritti dei cittadini e rispondere ai loro bisogni reali. Ad ogni costo, in ogni momento“.
E qui Conte continua a rivendicare la bontà del Reddito di cittadinanza. “Ha salvato dalla povertà assoluta 1 milione di cittadini, circa 500 mila famiglie. Nel dramma della pandemia siamo intervenuti con coraggio e forza. Senza quella determinazione, l’intensità della povertà in Italia sarebbe aumentata di 10 punti percentuali“, ha sottolineato il leader del M5s.
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Nelle ore scorse, peraltro, anche altri esponenti pentastellati hanno ribadito e confermato le parole di Conte. “Oggi voterò la fiducia, dopodiché aspettiamo le risposte del presidente del Consiglio che è a Palazzo Chigi anche grazie al M5S – ha dichiarato Stefano Buffagni, all’esterno di Montecitorio –. Chiediamo cose chiare per i cittadini. Voglio bene a Di Battista, ma è troppo facile dare risposte dal divano o pagato da un talk show. Conte indeciso? Ha governato durante una pandemia e ha deciso di chiudere milioni di italiani in casa quando nessuno in Europa l’aveva fatto. Si è preso gli insulti da tante persone e ha visto più lontano degli altri. In alcune situazioni in cui bisogna trattare. Non ci accomunate alla Lega, che è esperta di agosti un po’ pazzi. Niente Papeete a 5 stelle“.
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“Quelli che ci dicono che stiamo aspettando settembre per maturare il vitalizio, non sanno che questo è già stato maturato. Quindi, non è vero che non facciamo cadere il Governo per la pensione. Noi siamo nella maggioranza per fare quello che i cittadini ci hanno chiesto“. Ha esordito così la deputata pentastellata, Vittoria Baldino, rispondendo alle domande dei giornalisti fuori Montecitorio. “Noi come Renzi? Lei ricorderà che ha fatto cadere il governo Conte per due motivi poi spariti dai radar, noi invece portiamo avanti dei punti che riguardano i cittadini – ha continuato –. Come ci comporteremo in Senato con il Dl Aiuti? Valuteremo, ma saremo coerenti con quanto fatto alla Camera“.
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“Campo largo? Se il salario minimo, le bollette e altri punti sono solo priorità del MoVimento andremo da soli e senza il Pd. In ottica di alleanze bisogna smetterla con le minacce, quindi mettiamoci attorno ad un tavolo per trovare i contenuti“. Così invece il deputato del M5s, Francesco Silvestri, dopo aver votato la fiducia al Dl Aiuti a Montecitorio. “Ci possono essere punti non condivisi, molte volte anche noi non abbiamo sostenuto le battaglie del Pd, vedi l’inceneritore. Come ci comporteremo al Senato con il Dl aiuti? Stiamo rispettando i ruoli. Quello che si farà lì lo decideranno i senatori, ma c’è un’insoddisfazione palesata. Non posso anticipare io quello che faranno i senatori, potremmo lasciare l’aula e non partecipare al voto, tecnicamente si può fare“, ha concluso.
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Che però le istanze pentastellate ormai arranchino notevolmente si è anche visto nel corso del voto a Montecitorio. La Camera dei deputati ha infatti respinto l’odg del M5s sul termovalorizzatore di Roma. La maggioranza ha votato compatta contro, mentre Fratelli d’Italia si è astenuta. “Ci siamo astenuti, perché non aveva senso questo ordine del giorno. È un tema che vogliamo affrontare seriamente con il dibattito d’aula e gli emendamenti, ma hanno bloccato tutto con la fiducia. Poi c’è stata la sceneggiata dei 5 stelle che hanno cantato vittoria per un loro odg, ma rimangono al Governo“, ha dichiarato Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia. “Noi non abbiamo nessun giudizio ideologico sui termovalorizzatori“, ha continuato.
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