Sono stati 16 i deputati del Movimento 5 Stelle che, ignorando l’esito del voto sulla piattaforma Rousseau, non hanno accordato la fiducia al Governo Draghi. Altri quattro si sono astenuti. Non sono mancati, inoltre, anche 12 pentastellati che non hanno partecipato del tutto alla votazione. Chi ha votato no verrà espulso, come già avvenuto per quindici senatori, ma non è del tutto chiaro cosa succederà a chi non ha espresso una preferenza. Lo statuto del Movimento 5 Stelle indica che le scelte degli iscritti su Rousseau devono essere rispettate, dunque sembra probabile che anche in questo caso ci siano gli estremi per procedere con l’espulsione. La scelta, a ogni modo, spetterà a Vito Crimi, l’attuale capo politico del M5S.
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Il voto di fiducia alla Camera ha dimostrato, ancora una volta, l’esistenza di varie divisioni all’interno del Movimento 5 Stelle. Tra chi ha votato no c’è anche Pino Cabras, che negli ultimi giorni non ha mai nascosto il proprio disappunto per le ultime scelte del M5S. “Ho votato no al governo Draghi perché rappresenta tutto quello che abbiamo combattuto come M5S. Presumo vogliano cacciare tutto il dissenso dentro al movimento, non accorgendosi che è un dissenso molto diffuso nel Paese ed è quello che ci ispira per fare opposizione. Interpelleremo tutti i dissidenti per immaginare un futuro diverso. La rottura nel movimento credo sia insanabile“, ha dichiarato dopo il voto.
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“Astenuti fuori dal Movimento? Parlerà il capo politico, abbiamo uno statuto che parla chiaro, le scelte dei nostri iscritti su Rousseau vanno rispettate, quindi anche l’astensione secondo me non è un voto il linea con quella scelta. Quando si fa parte di un gruppo si dovrebbe essere coesi nelle direzioni che si prendono, altrimenti non si parla più di un gruppo politico, ma di un gruppo di amici. Pluralismo vuol dire che ognuno può dire la propria opinione, poi però anche quando si fa una riunione condominiale la maggioranza determina l’andamento delle scelte“. A dirlo Manlio Di Stefano, deputato M5s, commentando il voto di fiducia al governo Draghi.
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Anche Andrea Orlando, il ministro del lavoro, ha espresso preoccupazione nei confronti delle divisioni interne al Movimento 5 Stelle. “Abbiamo scommesso sul rapporto con i 5 stelle e mi auguro che possa vivere anche in questa nuova fase“, ha dichiarato dopo il voto di fiducia. Parlando di Sinistra Italiana, invece, ha dichiarato che: “Lì la prospettiva è più chiara, più aperta. Dipenderà molto dai contenuti delle politiche del governo. Quella del M5S mi sembra una reazione più eterogenea e confusa che bisognerà seguire con attenzione“. Paura che il Pd rimanga solo a combattere le destre? “Il Movimento cinque stelle ha subito un colpo ma non si è svuotato. Non ignorerei l’aritmetica“.
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“Ci sono persone che hanno votato in maniera diversa rispetto alle indicazioni e questa cosa dispiace. Qui ognuno potrà avere la presunzione di sentirsi di aver capito tutto, di avere i valori del Movimento nel Dna e gli altri no, non credo che sia così semplice. Noi siamo qui perché abbiamo sempre pensato che la vecchia politica aveva sbagliato, abbiamo portato tanto cambiamento nel nostro Paese e bisogna difendere quel cambiamento e per farlo devi continuare a stare lì dove si fanno le cose. Stare fuori e puntare il dito non funziona, purtroppo“. Così Francesco D’Uva, deputato M5s, uscendo dalla Camera dei Deputati subito dopo il voto di fiducia al governo Draghi.
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“Ho votato contro, questo governo è la resa della politica. Una mortificazione del popolo italiano che va alle urne, dà il suo verdetto e alla fine si trova espressione di tutt’altro“, così Giovanni Russo deputato del M5S che ha votato no alla fiducia al governo Draghi in contrasto con la linea del partito. “Mi aspetto l’espulsione ma sono tranquillo con la mia coscienza. Sono sicuro di interpretare la voce di tantissimi attivisti“, spiega.
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“Sì, ho votato no. Espulsione? In realtà gli altri non sono stati espulsi, non hanno ricevuto nessuna comunicazione formale“, così Alvise Maniero, deputato del M5s che ha votato contro la linea di partito sul governo Draghi.
“Noi siamo in perfetta coerenza con il programma con cui ci siamo presentati e votati da milioni di italiani. A questo punto sarebbe più coerente espellere il capo politico“, ha aggiunto.
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“Ci sono delle regole e noi le rispettiamo. Il Movimento ha sempre agito in questo modo e non ci vedo nulla di strano“, così Laura Castelli sui deputati che hanno votato no alla fiducia a Draghi in disaccordo alla decisione del M5s. “Ognuno fa le proprie scelte. Ma le regole vanno rispettato altrimenti decade il motivo per cui uno si chiama in un modo e ha dei regolamenti, degli statuti. Ci credo alle regole“, conclude.
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“Defezioni alla Camera? Percentuale simile a quella del Senato, sapevamo che c’erano dei problemi. Ci sono state molte discussioni per arrivare a questa decisione. Non credo che al Paese interessino i problemi del M5S. Priorità ai ristori, al recovery plan e al piano vaccini. C’è un nuovo direttivo da eleggere. Espellere amici dal movimento non è bello ma bisogna rispettare il voto su Rousseau“. Lo ha dichiarato Sergio Battelli (M5S) fuori da Montecitorio, dopo il voto di fiducia alla Camera.
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