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“Non credo più in una forma di rappresentanza parlamentare, ma credo nella democrazia diretta fatta dai cittadini attraverso i referendum”. In un Movimento 5 Stelle sempre più sull’orlo dell’esplosione, dopo il risultato delle Elezioni Regionali, Beppe Grillo torna a rilanciare un suo vecchio pallino. “Sono andato ancora a votare con una matita dietro a una cabina. Sono cose che non concepisco più”, ha detto il fondatore del M5S intervenendo a un dibattito al Parlamento Europeo con il presidente David Sassoli. Parole che sembrano segnare una distanza abissale con il dibattito, che sta infiammando i pentastellati. Dibattito incentrato sui futuri Stati Generali che dovranno disegnare la guida futura, sulle alleanze e sul rapporto con Davide Casaleggio e la piattaforma Rousseau, sempre più invisa ai parlamentari ma che viene difesa a spada tratta proprio da Grillo. “Noi abbiamo lanciato Rousseau: una piattaforma dove un cittadino può dire, consigliare, votare a tutti i livelli, proporre una legge. Oggi si può fare un referendum alla settimana”.
Nessuna parola invece sui risultati di domenica e lunedì scorsi, definiti da Alessandro Di Battista la sconfitta più grande nella storia del Movimento. “È stata una sconfitta alle Regionali. Già c’è stata quindi non è assolutamente una sconfitta storica”, replica Roberto Fico. “Bisogna solo parlarsi con chiarezza. Quello che serve adesso è riuscire a non fare una guerra tra bande”, dice il presidente della Camera, finora sempre restio a entrare nelle vicende interne del M5S, provando a indossare i panni da pacificatore. Segno che il momento è più che delicato.
Anche perché nel frattempo infuriano le polemiche sulla “perdita di 8 milioni di voti in due anni” (copyright di Massimo Bugani, ex socio di Rousseau). L’ex capo politico Luigi Di Maio, che guida l’ala governista, sembra avere già archiviato i deludenti risultati elettorali recenti e guarda avanti: “L’obiettivo del Movimento è sempre stato quello di aggregare, di condividere princìpi e valori quello di unire e non dividere. E infatti il modello delle alleanze alle amministrative ha funzionato”, scrive su Facebook citando in casi delle città vinte al primo turno insieme al Partito Democratico: Faenza e Caivano. E le altre andate al ballottaggio, tra cui la sua Pomigliano D’Arco.
I malumori interni però non si fermano per niente. Molti esponenti (anche si spicco) accusano i vertici di non avere coinvolto la base nelle scelte politiche; Carla Ruocco, parla esplicitamente addirittura di una “possibile scissione”. Otto ribelli del referendum rischiano poi l’espulsione, perché avrebbero violato il codice etico ignorando quanto scritto nel programma 5 Stelle. Nel mirino anche una trentina di ‘morosi’ delle restituzioni. Il reggente Vito Crimi, al quale spetta la convocazione degli Stati Generali, per ora si tiene fuori dallo scontro interno, ma non avrebbe gradito affatto le frecciate di Di Maio sulle mancate alleanze alle Regionali. E stasera potrebbe non partecipare all’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari, prologo degli Stati Generali.
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