M5S, Conte attacca i “giornaloni”: mossa da leader o passo falso?

La miccia è stata accesa lunedì sera in tv, a Otto e Mezzo su La7. Ospite di Lilli Gruber, il “presidente in sospeso” del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, è tornato a battere una strada tanto cara al M5S dei primi tempi. E cioè prendersela con la stampa, a suo dire, politicizzata, “i giornaloni”, come li ha definiti Conte scatenando le rimostranze di altri due ospiti in studio.

La reazione bifronte alle parole del leader M5S

Vale a dire Massimo Giannini, direttore de La Stampa e Monica Guerzoni del Corriere della Sera, vale a dire due esponenti di quella schiera dei “principali quotidiani che sostenevano che fosse meglio avere Draghi al Quirinale”. I “giornaloni”, appunto. Tanto che il termine è diventato subito un hashtag ed è schizzato nei trend sui social network, in particolare Twitter.

Il commento al vetriolo di Travaglio

Ma questa reazione del popolo del web va letta da due punti di vista. Da un lato chi ha apprezzato le parole del leader dei 5 Stelle, che per riprendersi il suo ruolo di capo (politico) sfodera un’arma tipica dei “grillini” della prima ora. Per la cronaca, oltre all’indignazione di Giannini e Guerzoni, Conte ha anche ricevuto il plauso di un altro giornalista, Andrea Scanzi de Il Fatto Quotidiano.

Un giornale notoriamente vicino alle posizioni dei pentastellati. Tanto che questa mattina, 8 febbraio, titola così sulla decisione del Tribunale di Napoli: “Il nuovo Conticidio delle carte bollate”. L’ennesimo tentativo di colpire il Movimento secondo il giornale diretto da Marco Travaglio che nel suo editoriale odierno ricorda i precedenti “conticidi Salvini, Innominabile (Renzi, ndr), SuperMario (Draghi, ndr), Grillo, Di Mario (Di Maio, ndr), Confindustria, giornaloni”.

I precedenti: Di Maio e Di Battista contro la stampa

Dall’altro lato, però, c’è anche chi è insorto, criticando con vigore le parole del leader pentastellato, viste come un nuovo attacco alla libertà di stampa da parte di esponenti del M5S. Era già successo nel novembre 2018, quando l’allora vicepremier Luigi Di Maio (in pieno Conte I), nel commentare l’assoluzione dell’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel caso nomine, aveva definito i giornalisti “infimi sciacalli”.

“La vera piaga di questo Paese – aveva aggiunto – è la stragrande maggioranza dei media corrotti intellettualmente e moralmente”. Più in là si era spinto uno storico esponente del Movimento, Alessandro Di Battista, che aveva parlato di “puttane” e pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà”.

Conte, mossa da leader o passo falso?

Con termini certamente meno coloriti, ieri anche il popolo del web filo-grillino ha fatto quadrato attorno alle parole del leader. A questo punto il dubbio sorge spontaneo: quello di Conte è un tentativo di ricompattare un partito che da più parti sembra perdere pezzi richiamando alla memoria degli attivisti slogan e immagini delle origini? Oppure si è trattato di un maldestro passo falso che rischia di affossare definitivamente la sua leadership?

Di certo, per ora, c’è solo una cosa. E cioè che i “giornaloni” non hanno preso affatto bene l’attacco del capo politico dei 5 Stelle, almeno a giudicare dai titoli di questa mattina: “M5S. il giudice sospende Conte” (Corriere della Sera); “La tragedia dei Cinquestelle finisce in farsa” (Libero); “Decapitati i 5 Stelle” (La Repubblica); “Le carte bollate e la Nemesi grillina” (La Stampa); “Gran reality a 5 Stelle” (Il Tempo); “Causa persa” (Il Manifesto); “Gamer over: Il Conte decaduto” (Il Giornale).

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