Il sabato di consultazioni verso la possibile nomina di Mario Draghi a presidente del Consiglio ruota in maniera importante intorno al Movimento 5 Stelle. La forza attualmente più rappresentativa al Parlamento è storicamente contraria all’ex presidente della Banca centrale europea, ma molto è cambiato nel corso delle ultime ore. Dopo l’iniziale chiusura senza appello da parte di Vito Crimi e le successive parole molto più possibiliste di Luigi Di Maio, l’attesa è ora ai massimi livelli. E la base del M5S è in fibrillazione.
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Lo si capisce chiaramente anche analizzando ciò che ha presentato il venerdì pomeriggio in casa M5S. Un incontro di oltre un’ora, dalle 17,45 alle 19, ha infatti visto protagonisti in un albergo del centro di Roma Stefano Buffagni, viceministro uscente al dicastero dello Sviluppo economico, e Davide Casaleggio. Il figlio del fondatore di Rousseau è da giorni nella Capitale dove ha visto diversi ministri e parlamentari tra i quali Bonafede e Morra.
Bocca cucita sull’incontro. Alle domande dei cronisti sul voto su Rousseau che potrebbe decidere la posizione del M5S a proposito di un governo Draghi, il pentastellato ha deciso di non rispondere: “Non ho niente da dire. Non mi estorcerete una parola“. Un autentico muro di gomma, che ha ripetuto il suo mantra almeno dieci volte ai cronisti che speravano di ottenere qualche anticipazione sulla dichiarazione di fiducia più incerta delle intere consultazioni.
Da questo punto di vista, decisiva potrebbe essersi rivelata una lunga telefonata che secondo ‘Il Fatto Quotidiano’ avrebbe visto protagonisti Mario Draghi e Beppe Grillo in persona. Sarà proprio quest’ultimo a guidare la delegazione del M5S nell’incontro con il presidente incaricato. Ma i due avrebbero parlato già per ben due ore, sintomo dell’altissima posta in gioco in base al sì o no del Movimento.
In base a quanto emerso fino a venerdì, la sola forza politica ad aver ribadito il proprio “no” a una fiducia al governo Draghi è infatti Fratelli d’Italia. D’altra parte, però, è già stato analizzato che in caso di voto a favore della Lega potrebbe nascere una maggioranza anche senza l’appoggio del M5S. Questo andrebbe però palesemente contro l’auspicio di Giuseppe Conte, che resta figura cardine per l’universo pentastellato e che ha salutato Palazzo Chigi invitando a proseguire i lavori iniziati a fianco del Pd. E gli scenari, ora, potrebbero essere i più svariati.
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