POLITICA

L’Unione Europea apre il dibattito sull’aumento delle spese militari

L’Unione Europea discute l’aumento delle spese militari dopo le pressioni di Trump. Ecco i possibili nuovi obiettivi e strategie

Oggi si è tenuto il vertice informale del Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri dell’Unione Europea. Al centro del dibattito ci sarà la questione della difesa e la possibilità di un incremento delle spese militari, tema che negli ultimi anni ha assunto un’importanza crescente. Alla riunione parteciperanno anche il primo ministro britannico Keir Starmer e il segretario generale della NATO Mark Rutte.

L’Unione Europea apre il dibattito sull’aumento delle spese militari

L’urgenza dell’incontro è aumentata dopo l’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti. Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha manifestato l’intenzione di ridurre significativamente il sostegno militare all’Ucraina, che fino ad ora ha ricevuto un aiuto considerevole dagli Stati Uniti per contrastare l’invasione russa. Trump ha inoltre esortato gli alleati europei a incrementare drasticamente le proprie spese per la difesa, riducendo così il peso finanziario sostenuto da Washington, che già destina il 3,5% del proprio PIL alla spesa militare, la più alta tra i membri della NATO.

L’Unione Europea apre il dibattito sull’aumento delle spese militari – ANSA – Newsby.it

 

I leader europei concordano sulla necessità di aumentare gli investimenti nella difesa, ma al momento manca un piano chiaro su come farlo. Non è stato definito né l’ammontare dell’incremento né le modalità di finanziamento, né tantomeno a quali fornitori rivolgersi per l’acquisto di armi.

Trump ha chiesto agli alleati della NATO, tra cui 23 paesi dell’Unione Europea oltre ad Albania, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia e Regno Unito, di destinare almeno il 5% del proprio PIL alla difesa. Un obiettivo che, al momento, nemmeno gli Stati Uniti raggiungono.

Secondo analisti consultati da Reuters, per la maggior parte dei paesi europei sarebbe impossibile sostenere un simile aumento, sia per motivi economici che politici. Destinare una quota così elevata alla difesa implicherebbe tagli significativi ad altri settori cruciali, riducendo servizi pubblici essenziali e causando potenziali tensioni sociali.

Negli ultimi anni, in risposta alla guerra in Ucraina, i paesi dell’Unione Europea hanno già incrementato considerevolmente il budget militare. Il New York Times stima che nel 2024 le spese per la difesa abbiano raggiunto i 332 miliardi di euro, con un incremento del 30% rispetto al 2021. Complessivamente, i 23 paesi UE membri della NATO investono già circa il 2% del PIL nella difesa.

Antonio Costa, presidente del Consiglio Europeo, ha dichiarato: «Mi aspetto che alla prossima riunione della NATO, a giugno, venga fissato un nuovo obiettivo sopra il 2%. Se sarà il 3% o il 5%, spetterà ai membri deciderlo». Anche Mark Rutte ha lasciato intendere che il nuovo traguardo potrebbe aggirarsi attorno al 3%.

Oltre alla soglia di investimento, rimane aperta la questione del reperimento dei fondi. Non è chiaro se i singoli stati dovranno riorganizzare i propri bilanci nazionali o se verrà adottato un approccio collettivo, finanziato attraverso un debito comune europeo. L’idea di un fondo europeo per la difesa, simile al Next Generation EU creato per la ripresa post-pandemia, è stata avanzata dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis in un editoriale sul Financial Times, proponendo un finanziamento di almeno 100 miliardi di euro.

Questa proposta è appoggiata da diversi paesi, soprattutto da quelli baltici, che vedono la Russia come una minaccia diretta. Tuttavia, la Germania si è mostrata più prudente, considerando la sua storica reticenza ad approvare strumenti di debito comune a livello europeo. Il dibattito potrebbe essere influenzato dalle elezioni federali tedesche del 23 febbraio, che determineranno il futuro orientamento del governo tedesco.

Un altro aspetto cruciale è la scelta dei fornitori di armamenti. Il rapporto di Mario Draghi sul futuro dell’economia europea, pubblicato nel settembre 2024, suggeriva di rafforzare le industrie europee della difesa per garantire un approvvigionamento più autonomo.

Questa è la posizione sostenuta anche dal governo francese, che possiede una delle poche industrie militari sviluppate nel continente. Tuttavia, la Francia si trova isolata su questa proposta. Secondo un funzionario militare francese intervistato da Politico, l’opzione più accreditata resta quella di acquistare armi dagli Stati Uniti, sia per assecondare le richieste di Trump, sia per evitare tensioni con Washington.

Dalla riunione di lunedì a Bruxelles difficilmente emergeranno decisioni definitive. Tuttavia, il summit potrebbe aprire la strada a un negoziato interno con l’obiettivo di definire una strategia concreta entro fine giugno, in occasione del vertice annuale della NATO e della prossima riunione ufficiale del Consiglio Europeo.

La discussione sulla spesa per la difesa sarà dunque al centro dell’agenda politica europea nei prossimi mesi, con l’obiettivo di bilanciare le richieste degli Stati Uniti e le esigenze economiche e politiche dei paesi membri dell’Unione.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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