Legge elettorale, è tutto ancora
in stand-by. Ma c’è l’idea di Letta

Legge elettorale: questa sconosciuta. Un anno e mezzo esatto dopo siamo ancora a discutere (e nemmeno a voce tropo alta) quale sarà il nuovo sistema elettorale con il quale si andrà a votare nel 2023 (se non 2022). Il 7 ottobre 2019 la Camera dei Deputati votò quasi all’unanimità la riduzione del taglio dei parlamentari. Ultimo passaggio parlamentare prima del referendum confermativo del successivo 20 settembre. Tutti i rappresentati politici dissero all’epoca di volere accelerare sul modificare il Rosatellum, visto anche il conseguente dimagrimento di un terzo dei deputati e senatori eletti. Ma nulla è stato fatto, eccezion fatta per la rideterminazione dei collegi elettorali.

Certo, quattro mesi dopo quel voto in parlamento dell’autunno 2019 arrivò purtroppo quella terribile pandemia che abbiamo conosciuto molto bene. E le priorità, inevitabilmente, sono cambiate. Ma nulla adesso può giustificare un ritardo così enorme su un tema fondamentale della democrazia. 18 mesi più tardi, ci sta pensando ora Enrico Letta a farlo tornare in auge (seppure distante da telecamere e microfoni), lavorando a una nuova ipotesi di legge elettorale utile a costituire il “campo largo”. Il famoso “cantiere Partito Democratico-Movimento 5 Stelle” annunciato da entrambi con la previsione di “affascinanti avventure” sta diventando il cantiere di una coalizione larga: dal centro alla sinistra. Dove il Pd ha la golden share in una sorta di riedizione di Ulivo o Unione 2.0 del 1996 e nel 2006.

La proposta di Enrico Letta sulla nuova legge elettorale

In sintesi la proposta del nuovo segretario del Pd si compone di un sistema a doppio turno: vince, al primo turno, chi supera il 40% dei votanti (e non degli elettori o aventi diritto al voto). Un’asticella posta volutamente così alta perché difficile da superare per qualsiasi coalizione, anche forte. E poi un ballottaggio (detto secondo turno) cui accedono le due coalizioni (o i due partiti) meglio piazzati al primo turno. Ballottaggio che, però, assegna un “premio” alla coalizione (o partito) vincente solo fino al 55% dei seggi presenti in Parlamento. È un modo raffinato per non far “vincere troppo” il trionfatore scelto dagli elettori. E, dunque, per impedirgli, in buona sostanza, di cambiare la Costituzione o di eleggersi, da solo, il futuro presidente della Repubblica (stiamo già parlando del 2029).

Dal Rosatellum al Brescellum: ora si potrebbe parlare di ‘Lettellum’

Al momento, invece, nella prima commissione della Camera dei Deputati, quella Affari costituzionali presieduta dal pentastellato Giuseppe Brescia, giace il cosiddetto Germanicum, (o Brescellum, dal nome del presidente di Commissione). Un sistema proporzionale, basato su un mix di liste bloccate corte e di preferenze, con una soglia di sbarramento fissata al 5% e, con tutta evidenza, ricalcato sul sistema elettorale vigente in Germania. Quest’ultimo Paese, però, elegge i deputati del Bundesrat, la Camera bassa, in un mix di liste bloccate e collegi uninominali. Un pieno ritorno, a vele spiegate, della tanto vituperata Prima Repubblica, quando vigeva un sistema proporzionale puro. Ma quella logica partitica (ci si allea ‘dopo’ e non ‘prima’ delle elezioni, i governi si fanno e si disfano in Parlamento, etc.) appartiene a un’era geologica precedente: quella legata al governo giallorosso, cioè al Conte 2. Adesso è il momento del ‘Lettellum’.

Matteo Salvini potrebbe accettare questa nuova legge elettorale

La domanda che ora ci si pone è: accetterà la Lega questa nuova legge elettorale? Per Salvini il maggioritario è allettante. Il doppio turno meno. Vedremo. Anche perché recentemente, lo stesso Salvini ha risposto così a una domanda specifica: “Non ci sto proprio pensando, e a me va bene quella che c’è. A me va bene il maggioritario che c’è. Spero non si perda tempo su queste cose “.

In questa ipotesi, ancora molto in erba, non è chiaro ancora lo sbarramento per le forze coalizzate (semmai il 3% e non certo il 5% oppure con soglia variabile a seconda della grandezza dei collegi) e come saranno eletti i parlamentari. Con liste bloccate corte (modello proporzionale, alla spagnola)? Tutti collegi uninominali, dove vale il principio che il primo vince tutto (tipico dei sistemi anglosassoni)? I dettagli che saranno chiari solo quando il cantiere della legge elettorale avrà un testo vero.

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