Non è tanto frequente notare delle divisioni interne nella Lega. Il partito guidato da Matteo Salvini tende a essere piuttosto compatto sui temi che gli stanno più a cuore e nel corso degli ultimi anni non si sono verificate spesso delle defezioni importanti. È una caratteristica che il Carroccio ha spesso rivendicato con orgoglio, tracciando dei paragoni con il Pd, dove, invece, screzi e scissioni sono più frequenti. Tuttavia nelle ultime settimane la situazione è leggermente cambiata. L’estensione del Green Pass a tutti i lavoratori e le discussioni sull’eventuale introduzione dell’obbligo vaccinale hanno fatto emergere alcune correnti di pensiero diverse all’interno della Lega. Nulla che possa far pensare a dei cambiamenti epocali nel breve periodo, ma è impossibile escludere che col passare del tempo queste piccole crepe potrebbero ingrandirsi.
Le divisioni sul Green Pass
L’estensione del Green Pass obbligatorio anche ai parlamentari è stata caldeggiata da Matteo Salvini, che ha definito giusto rispettare le nuove regole e dare il buon esempio. L’onorevole Claudio Borghi ha però espresso un punto di vista molto diverso da quello del leader della Lega. “Non voglio che si pensi che sono contrario perché ritengo che il parlamentare debba essere privilegiato. Anzi, sono contrario all’estensione dell’obbligo a tutti i lavoratori”, ha chiarito il deputato.
Mentre Borghi e altri esponenti della Lega hanno più volte espresso la propria contrarietà all’estensione del Green Pass, altre figure di spicco del partito l’hanno accolta con favore. È il caso, per esempio, di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, Luca Zaia, presidente del Veneto, e Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia.
Per alcuni giorni si è persino parlato di una “linea del segretario” contrapposta a quella dei “presidenti di regione”. Questa definizione è stata però rigettata da Fedriga. A differenza di Zaia, il presidente del Friuli Venezia Giulia non ritiene che sull’uso del Green Pass la posizione di Salvini sia così inconciliabile con la sua. Anzi. “Noi, in realtà, abbiamo un’unica linea, che è quella del segretario Matteo Salvini, che coincide con la nostra. Per noi il Green Pass è semplicemente uno strumento per riattivare l’economia. L’alternativa sono le chiusure. Questo è il concetto. La Lega ha insistito per proporre soluzioni di equilibrio per evitare che il certificato verde diventasse uno strumento costoso e burocratico per milioni di cittadini”.
Il malcontento di parte dell’elettorato della Lega
All’interno del partito, in generale, sembrano esserci due correnti principali. Da un lato c’è chi vuole assumere delle posizioni più moderate, anche in vista delle imminenti elezioni amministrative. Dall’altro si colloca chi non vuole rinunciare a opporsi apertamente ai vaccini e al Green Pass. È una divisione che si riflette anche sull’elettorato della Lega. Le posizioni meno “estreme” di Salvini, per esempio, hanno portato parte delle persone che lo seguono su Facebook a esprimere il proprio disappunto, arrivando talvolta a parlare di Fratelli d’Italia come ultimo punto di riferimento rimasto. Considerando l’enorme seguito del leader della Lega sui social, queste manifestazioni di dissenso non rappresentano un campanello d’allarme troppo preoccupante, ma potrebbero indicare dei cambiamenti nelle preferenze elettorali di chi un tempo si rispecchiava del tutto nelle idee della Lega.