È scoppiata una nuova polemica nei confronti di Ignazio La Russa, il presidente del Senato. A destare scalpore sono state le sue dichiarazioni sull’attentato di Via Rasella, un’azione della resistenza romana condotta il 23 marzo 1944 dai Gruppi di Azione Patriottica contro un reparto delle forze d’occupazione tedesche, l’undicesima Compagnia del terzo Battaglione del Polizeiregiment “Bozen”. “Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS”, ha dichiarato La Russa nel corso di un intervento a “Terraverso”, il podcast di Libero Quotidiano.
La Russa ha poi parlato della sua partecipazione alle prossime celebrazioni della festa della Liberazione dal nazifascismo. “Non sarà il primo 25 aprile che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi, che come noto non volevano un’Italia libera e democratica” bensì “un’Italia comunista. Chi muore per un’idea e per una scelta sociale non può mai essere oggetto di avversione”.
In seguito alle polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni, La Russa ha fornito alcuni chiarimenti. “Confermo parola per parola la mai condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito ‘una delle pagine più brutali della nostra storia. Confermo, altresì, che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una bada di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita ‘ingloriosa’, bensì ‘tra le meno gloriose della Resistenza’”.
Su Twitter, Gianni Cuperlo, membro del Pd, ha criticato aspramente La Russa. “La seconda carica dello Stato è un nostalgico dichiarato del fascismo. Dunque, tradotto, è un fascista. Domanda: può un fascista occupare la seconda carica della Repubblica nata dalla Resistenza? Risposta: no”. Per Marco Furfaro (Pd), quella di La Russa non è stata una gaffe, bensì “l’ennesimo tentativo di riscrivere la storia, con l’ignobile obiettivi di mettere sullo stesso piano la Resistenza partigiana e i nazifascisti. La Russa si ricordi di essere il Presidente del Senato e non un militante missino. O si dimetta”. Dura anche la reazione di Pier Luigi Bersani: “È ora di dire basta! A pochi giorni dal 25 aprile, la seconda carica dello Stato ribadisce e rilancia le falsità fasciste sulla Resistenza. Mi pare che la campana stia suonando”.
Dal Movimento 5 Stelle si è fatta sentire la voce di Francesco Silvestri, il capogruppo alla Camera del partito, che ha parlato dell’ennesima “dichiarazione revisionista del Presidente del Senato su quanto accaduto a via Rasella”. Questa affermazione “non nasconde solo rigurgiti ideoloici che una destra seria e moderna dovrebbe aver superato, ma anche il palese tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle inadeguatezze di questo governo. Sono mesi che il governo Meloni si rende protagonista di affermazioni polarizzanti ed è ormai evidente che tra le ragioni di queste boutades c’è la precisa volontà di nascondere all’opinione pubblica i suoi ripetuti fallimenti sul piano economico e sociale”.
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