Ormai sembra parlare di preistoria quando si analizza il voto politico italiano del 4 marzo 2018. In quelle elezioni politiche nazionali il Movimento 5 Stelle fece il boom con quasi il 33% delle preferenze, conquistando alla Camera dei Deputati 221 seggi e al Senato della Repubblica 112. Dopo più di quattro anni, però, quei risultati non rispecchiano più nemmeno lontanamente né la volontà popolare attuale (i sondaggi in picchiata parlano chiarissimo) né la consistenza parlamentare. Da primo gruppo alle Camere, i 5 Stelle sono stati sorpassati dalla Lega. L’inizio dello stillicidio dell’abbandono di rappresentanti grillini ha radici lontane. La scissione del Movimento 5 Stelle si può riassumere in cinque momenti.
Dicevamo dei 333 parlamentari eletti tra le fila del Movimento 5 Stelle. Ma, neanche il tempo di insediarsi ufficialmente il 23 marzo 2018 che ecco che arrivano le prime defezioni, già in realtà previste durante la campagna elettorale. I deputati Cecconi e Benedetti e i senatori Buccarella e Martelli, finiti nello “scandalo” rimborsi, vengono espulsi. Stesso destino per Catello Vitiello, ex iscritto alla massoneria, Antonio Tasso, condannato nel 2007 per violazione del diritto d’autore, e Salvatore Caiata, indagato per riciclaggio.
L’anno solare 2018 si conclude con altre quattro espulsioni. Quella che fa più clamore è senz’altro quella dell’ex comandante della Guardia Costiera Gregorio De Falco: quello della telefonata con Schettino durante la strage della Costa Concordia (“Salga a bordo, c..zo!”) sotto accusa per aver deciso di astenersi in occasione del voto di fiducia per il decreto Sicurezza, il decreto Genova e la legge di Bilancio. Insieme a lui, vengono fatti fuori anche il senatore Saverio De Bonis e, pochi mesi dopo, anche Elena Fattori e Paola Nugnes (che passeranno nel gruppo della Sinistra Italiana).
Nel 2019 lasceranno di loro spontanea volontà il deputato Matteo Dall’Osso (passerà in Forza Italia) e il velista Andrea Mura (troppo assenteista). Ma non solo. Perché il cambio di maggioranza che porterà dal Conte 1 al Conte 2 farà storcere il naso a diversi parlamentari dei 5 Stelle, che provocheranno un’altra scissione. E così i senatori Grassi, Lucidi e Urraro formalizzano l’addio al Movimento aderendo al gruppo della Lega. Un altro personaggio di spicco, che era uno dei trascinatori della campagna elettorale dei pentastellati, darà l’addio: Gianluigi Paragone viene cacciato per avere votato contro la Legge di Bilancio. Lello Ciampolillo sarà espulso nel gennaio 2020 sempre per le vicende legate ai rimborsi elettorali.
Altro snodo fondamentale della scissione del Movimento 5 Stelle è senza dubbio la nascita del governo Draghi. 40 parlamentari vengono messi alla porta per non avere votato la fiducia al nuovo esecutivo dopo il voto favorevole della piattaforma Rousseau. I 25 deputati e i 15 senatori daranno così vita a L’Alternativa C’è. Tra i nomi, ci sono Pino Cabras, Andrea Colletti e Raffaele Trano. Una truppa consistente che renderà il Movimento ancora più povero di rappresentanti parlamentari. Senza contare che anche Alessandro Di Battista, per quanto non più parlamentare, se ne andrà via dalla lista fondata da Beppe Grillo.
E arriviamo così a ieri, martedì 21 giugno. Luigi di Maio annuncia ufficialmente l’abbandono di quel Movimento 5 Stelle di cui lui era stato uno dei primissimi attivisti nonché capo politico per due anni e mezzo. Il ministro degli Esteri si porta con sé numerosi deputati e senatori. Considerando anche gli 11 senatori che dovrebbero aderire, i componenti totali del nuovo gruppo sono 62. Tra i nomi dei 51 componenti di “Insieme per il futuro” alla Camera, oltre a Di Maio, ci sono Laura Castelli, Manlio Di Stefano, Vincenzo Spadafora e Sergio Battelli. Nasce Insieme per il futuro. Non è escluso, tra l’altro, che questo possa essere semplicemente l’inizio, in vista delle elezioni del 2023.
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