Uscito sul mercato lo scorso 12 marzo, le vetrine e gli scaffali delle librerie di Feltrinelli non vedono esposti l’autobiografia del generale intitolata “Il coraggio vince”
Alla Feltrinelli il libro del generale Vannacci c’è ma non si vede: non si trova tra le ultime novità e neanche tra gli scaffali, nonostante sia appena uscito sul mercato e sia potenzialmente spinto dalla grande pubblicità creata dalle innumerevoli polemiche sull’autore.
Il suo posto è nascosto, dietro la cassa o in magazzino e per vederlo, ed eventualmente acquistarlo, bisogna fare esplicita richiesta o affidarsi all’acquisto online. L’ultimo lavoro di Roberto Vannacci, intitolato Il coraggio vince, è stato pubblicato da Piemme il 12 marzo: si tratta di un’autobiografia che arriva dopo Il mondo al contrario, autoprodotto e pubblicato nel 2023, che ha fatto molto parlare.
La nuova pubblicazione potrebbe peraltro coincidere con l’inizio della sua campagna elettorale per le elezioni europee, dato che si parla di una sua possibile candidatura tra le fila della Lega.
“L’ultimo libro di Vannacci?” “Lo trova in cassa”, dice un commesso della Feltrinelli di viale Eritrea a Roma che, a domanda sul perché non sia esposto, risponde: ” A richiesta lo diamo, questa è l’indicazione”. Stesso protocollo alla Feltrinelli di via Appia Nuova, dove il libro spunta da sotto il banco informazioni per scelta aziendale.
Fece più scalpore la polemica tra Salvini e la Feltrinelli nel 2019 sul libro intervista Io sono Matteo Salvini scritto da Chiara Giannini e pubblicato da Altaforte Edizioni (escluso anche dal Salone del libro di Torino) ordinabile nella catena di librerie ma non reperibile sugli scaffali. La notizia fece arrabbiare l’allora ministro degli Interni, Salvini, che parlò di censura.
Il coraggio vince, uscito per Piemme il 12 marzo, è il secondo scritto del generale, il primo pubblicato da una grande casa editrice (Piemme fa parte del gruppo Mondadori) dopo l’enorme successo de Il mondo al contrario, libro auto-prodotto diventato il caso editoriale del 2023 con oltre 230mila copie vendute, costato al generale una sospensione dall’impiego per 11 mesi per “carenza del senso di responsabilità” e “lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata”.
Il libro è un’autobiografia che tenta cioè di magnificare un percorso assai ordinario nell’Italia del boom economico: un’umile famiglia della provincia italiana si trasferisce a Parigi, dove il padre militare, esperto tecnico, lavora nell’ambito dell’Alleanza Atlantica negli anni della Guerra Fredda.
Vannacci, Roberto, è un giovane ragazzino che frequenta i cinema parigini sugli Champs-Élysées, è compagno di banco di Carla Bruni, futura première dame e scolaro all’École Italienne nella capitale francese.
Questo percorso lineare – che porta poi all’arruolamento dello stesso Vannacci in Italia – è spacciato per un grande bildungsroman infarcito di un’epica familiare stucchevole, che tradisce in fondo una visione del mondo coerente con i principi sciorinati dal generale negli studi televisivi e in interviste sulle colonne dei quotidiani negli ultimi mesi. “Altro che patriarcato”, racconta, “era la mamma che portava i pantaloni e i gradi in casa. Faceva filare tutti, dritti come siluri”.
Sembra però che il generale sia più misurato e cauto rispetto al Mondo al contrario: le posizioni più reazionarie sono disseminate nel racconto ma rese presentabili al pubblico. “Non è certo negando le differenze che si realizza l’integrazione”, sostiene, “piuttosto valorizzandole all’interno di una cultura di riferimento”.
Il risultato è un’operazione di pulizia e presentabilità al motto di “non sono razzista ma…”, dove il gioco è individuare proprio quel “ma” che rimane nascosto sotto uno strato di perifrasi, pseudo-argomentazioni ed edulcorato dalla storia della famiglia dai sani principi e del self made-man.
Un’operazione di auto-propaganda che sembra il preludio di una discesa in campo politica più volte caldeggiata negli ultimi mesi. La Lega sarebbe pronta a candidarlo alle elezioni europee di giugno, e Il coraggio vince ricorda da lontano quei volumetti promozionali che Silvio Berlusconi – uno che a livello di comunicazione ci sapeva fare davvero – inviava per posta nelle case degli italiani per raccontare gli obiettivi veri o presunti raggiunti dai suoi governi. Con la differenza che qui i lettori devono pagare per lo “spettacolo”, e i risultati ottenuti dal generale sono, al momento, soltanto professionali e nulla hanno a che fare con la dimensione pubblica e politica.
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