Israele-Hamas, allarme terrorismo in Europa: tornano i controlli alle frontiere. I Paesi coinvolti

Con i venti di guerra che spirano dal Medio Oriente, nel Vecchio continente sale l’allerta terrorismo, specie dopo l’attentato che lunedì scorso ha colpito Bruxelles uccidendo due cittadini svedesi.

E così tornano i controlli alle frontiere. Finora sono nove i Paesi, Italia inclusa, che hanno deciso di sospendere la libera circolazione all’interno dell’Europa prevista dal trattato di Schengen. Oltre a Roma, hanno notificato alla Commissione Ue la sospensione temporanea Austria, Germania, Norvegia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia e Francia.

Il ripristino dei controlli al confine con la Slovenia “si è reso necessario per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”, ha scritto sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Palazzo Chigi: “Aumentato il livello minaccia in Ue”

Come si legge in una nota di Palazzo Chigi, la misura entrerà in vigore il prossimo 21 ottobre per un periodo, prorogabile, di dieci giorni. Una scelta è maturata alla luce dell’“intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele” che “ha aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione”. L’agenzia di stampa slovena Sta ha fatto sapere che la Slovenia introdurrà a propria volta controlli ai confini con la Croazia e l’Ungheria.

Un quadro ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022). Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, sono state individuate 16mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale”.

Il ministero dell’Interno ha dunque valutato che le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non fossero “adeguate a garantire la sicurezza richiesta”. Il rafforzamento dei controlli, assicura il governo, sarà “calibrato” in modo tale da “causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”.

Trattato Schengen, sospeso quasi 400 volte dal 2006

Del resto non è la prima volta che il trattato di Schengen viene sospeso difronte a una minaccia alla sicurezza all’interno dei confini europei. I Paesi membri dell’Ue hanno ripristinato i controlli alle frontiere ben 387 volte dal 2006 a oggi.

L’Italia lo ha fatto in occasioni di grandi eventi. L’ultima volta in occasione del G20 nel 2021 ma anche nel 2017 per il G7 a Taormina e nel 2009 per il G8 all’Aquila. Si tratta dunque della prima volta che adotta la decisione per questioni di sicurezza legate alla minaccia terrorismo all’interno dell’Unione.

Controlli alla frontiera in Germania
Controlli alla frontiera in Germania | Foto EPA/SVEN HOPPE – Newsby.it

Cos’è lo spazio Schengen

La libertà di circolazione delle persone è uno dei pilastri dell’Unione europea. A garantirla è il Trattato di Schengen, l’accordo di cooperazione intergovernativo firmato nel 1985 in Lussemburgo sulla graduale abolizione dei controlli ai confini. Le regole, che hanno abolito i controlli alle frontiere interne, sono in vigore dal 1995, inizialmente in sette Stati membri. Nati come accordi intergovernativi, sono stati poi incorporati nel corpus normativo che governa l’Ue.

Oggi gli accordi di Schengen riguardano 26 Stati europei. Sono fuori Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania, oltre al Regno Unito). Bulgaria e Romania hanno i requisiti tecnici per aderire, ma ancora non sono entrate nell’area di libera circolazione. Hanno aderito invece quattro Paesi non membri dell’Ue: Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.

Nella sostanza, lo spazio Schengen è un’area in cui i cittadini dell’Unione europea godono della libertà di movimento tra i Paesi che ne fanno parte, senza essere sottoposti a controlli di frontiera:

In base al trattato, tutti i cittadini comunitari possono recarsi in un altro Paese dell’Unione europea per turismo per un periodo fino a tre mesi con un passaporto o una carta d’identità validi. Hanno inoltre la facoltà di vivere in un altro Paese dell’area per motivi di lavoro, in base alle leggi locali, con il diritto di essere trattati nello stesso modo dei cittadini di quel Paese. Gli imprenditori possono aprire imprese in altri Paesi Ue e gli studenti possono studiare ovunque nell’Unione.

Le eccezioni alla libertà di circolazione

Una volta entrati nell’area, si può circolare tra un Paese e l’altro senza essere soggetti a controlli di frontiera. Sono però possibili, e vengono attuati spesso, controlli di polizia, cioè non sistematici ma mirati. Così, per esempio, un agente può chiedere di identificarsi e fare domande sullo scopo del viaggio.

E sono previste delle eccezioni. La libertà di circolazione può essere sospesa da uno Stato membro, in via eccezionale e temporanea, di fronte a una minaccia “seria”. I controlli di frontiera reintrodotti in via eccezionale dovrebbero essere ridotti al minimo necessario e la loro durata, in teoria, è limitata a un massimo di sei mesi. Nella pratica, le cose spesso vanno diversamente.

Ogni giorno 3,5 milioni di persone in media attraversano un confine interno all’Ue. Secondo stime della Commissione, chiudere i confini interni dell’area Schengen costerebbe tra 100 e 230 miliardi di euro nell’arco di dieci anni, impedendo il pendolarismo transfrontaliero a 1,7 milioni di persone.

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