E’ il giorno della mozione di sfiducia nei confronti di Alfonso Bonafede.
Dopo giorni di querelle politica sull’operato del guardasigilli, finito sotto l’occhio del ciclone per le discusse scarcerazioni dei boss mafiosi in pieno allarme Covid-19 ma attaccato su più dimensioni della sua azione anche da forze alleate di governo, si è giunti all’ora della verità: in Senato prenderà il via la votazione sulle mozioni di sfiducia al titolare del dicastero alla Giustizia.
L’apertura di Renzi e di Italia Viva
(Aggiornamento ore 12:30)
[scJWP IdVideo=”0xjv9fBc-Waf8YzTy”]
Arrivano le intenzioni di voto più attese, quelle di Italia Viva. A rappresentarle è Matteo Renzi, che nel suo intervento parla chiaro: “Voteremo contro le mozioni di sfiducia, ma riconosciamo al centrodestra e Emma Bonino di aver posto dei temi veri. La sua mozione non era strumentale”. E quindi un appello a Bonafede, di cui Renzi si è detto certo della specchiata statura morale e dell’abissale distanza dalla mafia: “Bonafede amministri la giustizia, non il giustizialismo e ci avrà al suo fianco”.
Bonafede: “Settimane di illazioni e menzogne”
(Aggiornamento ore 12)
[scJWP IdVideo=”41csdC86-Waf8YzTy”]
Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, ha riferito in Senato chiarendo la sua posizione: “Ancora una volta, non ci furono condizionamenti. Quando si giura sulla Costituzione si decide di essere in tutto e per tutto uomo delle istituzioni. In queste ultime tre settimane si è alimentato fuori da qui un dibattito fatto di illusioni e illazioni ma essendo uomo delle istituzioni ho risposto molteplici volte portando avanti la forza e l’evidenza dei fatti”.
[scJWP IdVideo=”ogGXbZUh-Waf8YzTy”]
“La lotta al malaffare, senza compromessi, ha sempre animato la mia attività politica. Sulle scarcerazioni dei boss c’è stata una coltre di menzogne senza contatto con la realtà. E’ totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi”, ha aggiunto.
La tensione prima del dibattito parlamentare
(Aggiornamento ore 11)
Clima teso dunque, che subito la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha tentato di stemperare: “Senatori, non siamo di buon esempio”, ha spiegato per tentare di evitare gli assembramenti che in tempo di Coronavirus (sebbene in Fase 2) sono da evitare.
Intanto in casa Italia Viva l’attesa è alta e l’apprensione anche. “L’intervento di oggi in Senato è uno degli interventi più difficili della mia esperienza politica”, ha spiegato il leader Matteo Renzi. “Noi ascolteremo Bonafede in Aula, perché il dibattito parlamentare è fatto per questo e alla luce delle cose che dirà ci sarà anche la posizione del nostro partito”, ha invece preannunciato a ‘Radio24’ il presidente del partito, Ettore Rosato.
“Non c’è alternativa a respingere la sfiducia a Bonafede. Ma non è obbligatorio farlo fingendo di condividerne le idee. Le politiche per la giustizia di questo governo sono pessime e devono cambiare radicalmente. E spetta al Pd chiederlo. Anzi esigerlo”, ha fatto presente su Twitter Matteo Orfini (Pd).
[scJWP IdVideo=”-Waf8YzTy”]
Intanto però in aula le parole di Emma Bonino, +Europa, sono state estremamente severe: “Chiediamo le sue dimissioni, ministro, non perché è sospettato ma perché non vogliamo un ministro della Giustizia che sia rappresentante della cultura del sospetto”.
Anche un ex M5S come Mario Giarrusso ha rincarato la dose: “Lei ha tradito 11 milioni di cittadini che ci avevano mandato in Parlamento per combattere la mafia. Quel segnale era impersonato da un simbolo, Nino Di Matteo, sbandierato in campagna elettorale come destinatario di importanti incarichi”.
Renzi e Italia Viva l’ago della bilancia sul futuro di Conte
Sono state ore frenetiche quelle della giornata di ieri, con Italia Viva che appare il vero ago della bilancia per le sorti dell’Esecutivo. Maria Elena Boschi è stata ricevuta per ben due volte, ieri, a Palazzo Chigi, la seconda delle quali per un faccia a faccia con Giuseppe Conte. In molti parlano di una richiesta di rimpasto, con la stessa renziana candidata a rilevare un ministero, anche se dalle stesse sponde di Italia Viva Ettore Rosato e Teresa Bellanova hanno smentito mire a ruoli di potere pur tenendo alta la tensione sulla scarsa considerazione registrata dai ministri cinquestelle.
Nel mirino di Matteo Renzi, manco a dirlo, lo stesso Bonafede, cui si lamenta un eccessivo giustizialismo e ancora non si è perdonato il “percorso netto” sulla prescrizione. Ma non solo: anche Lucia Azzolina è sotto accusa per lo scarso confronto, secondo IV, denotato prima di assumere scelte riguardanti l’Istruzione (Renzi spingeva per un ritorno in classe degli studenti nella Fase 2 dell’emergenza coronavirus).
Insomma, un incastro di personaggi sotto tiro o scontenti cui il Presidente del Consiglio ha provato fino all’ultimo a dare risposta, assicurando un cambio di passo nelle prossime settimane. Non è un caso se il famoso “piano shock” presentato a inizio anno da Renzi sia sul tavolo dello stesso Conte, che pure ha dato ragione a IV sull’Irap.
I renziani si riuniscono alle 9.30 per la chiamata alle armi: si deciderà lì se il fuoco sarà quello amico che affosserà il Governo.
Non solo la mozione del centrodestra: alla Bonino basta un voto in più
A complicare le cose nel tortuoso cammino del Conte II ci ha poi pensato Emma Bonino, prima firmataria della seconda mozione di sfiducia nei confronti di Bonafede. E’ questo il testo che più spaventa il guardasigilli e, con lui, l’intera alleanza di governo.
Non servirà, infatti, ottenere la maggioranza assoluta per sfiduciare il ministro, bensì un solo voto in più degli “avversari”. Con i 17 senatori renziani, gli “scettici” del PD (richiamati ieri all’ordine da Delrio) e alcuni epurati dal Movimento Cinquestelle (come Giarrusso, giusto per fare un nome), la conta è quantomai risicata.
Più della mozione del centrodestra è, quindi, quella di +Europa a rendere thrilling una giornata che ci dirà come e se Conte e il suo governo usciranno da un’emergenza globale: iniziata sanitaria, divenuta economica, proseguita politica.