Dopo essere stato approvato alla Camera, il decreto Ong ha ricevuto il via libera anche del Senato, con 84 voti favorevoli e 61 contrari. Tutti gli emendamenti proposti dall’opposizione sono stati respinti. Il testo introduce un nuovo codice di condotta per le navi umanitarie che soccorrono i migranti nel Mediterraneo e negli ultimi giorni è stato criticato non solo dai partiti esterni alla maggioranza, ma anche dall’Onu.
Volker Türk, il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato che il decreto “potrebbe ostacolare la fornitura di assistenza salvavita da parte delle organizzazioni umanitarie di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, con conseguenti più morti in mare”. Prima dell’approvazione della legge aveva anche osservato che quest’ultima “punirebbe efficacemente sia i migranti che coloro che cercano di aiutarli. Questa penalizzazione delle azioni umanitarie probabilmente scoraggerebbe le Ong dal compiere il loro lavoro cruciale”.
Il decreto Ong ha ridotto la libertà di azione delle organizzazione umanitarie, introducendo una serie di regole che devono essere rispettate. In primo luogo, per svolgere la propria attività, le navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare devono avere tutte le autorizzazioni da parte dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica. Una volta effettuato il salvataggio, le Ong devono raccogliere in modo rapido le intenzioni dei migranti di fare richiesta di protezione internazionale. A questo punto il governo provvede ad assegnare un porto per lo sbarco, che le imbarcazioni devono provvedere a raggiungere senza ritardi. Ciò implica che eventuali altre richieste d’aiuto debbano essere ignorate, anche se provenienti da persone nelle immediate vicinanze.
Ogni violazione di queste prescrizioni viene punita con una sanzione amministrativa al comandante compresa tra i 10mila e i 50mila euro, oltre al fermo amministrativo per due mesi della nave usata per commettere l’infrazione. In caso di una seconda violazione della legge con la stessa nave si applicherebbe la pena accessoria della confisca dell’imbarcazione e l’organo accertatore procederebbe immediatamente al suo sequestro. Sono previste, inoltre, delle sanzioni che vanno dai 2000 ai 10mila euro al comandante e all’armatore della nave che “non forniscono le informazioni richieste dalla competente autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformano alle indicazioni della medesima autorità”.
Nella sua newsletter, Matteo Renzi ha scritto che il testo del decreto Ong “trasuda populismo e non affronta i veri punti della crisi migratoria e del declino demografico”. In Aula, Peppe De Cristofaro, il capogruppo dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, ha dichiarato che “l’immigrazione non è un fenomeno emergenziale, ma strutturale. Ma ancora una volta la destra di governo usa questo tema più per propaganda che per risolvere il problema”. Ha poi aggiunto: “Non è vero che ci sono disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori, ma soltanto il tentativo vergognoso di rendere più complicate e meno efficaci le operazioni di soccorso delle navi Ong. Si tratta di una norma bandiera, ideologica e cinica, che ha un unico obiettivo chiaro, anche se non dichiarato, e cioè rendere impossibili i salvataggi in mare”.
Per Ettore Licheri, senatore del Movimento 5 Stelle, il decreto “criminalizza chi soccorse e favorisce la morte in mare”. Ha poi osservato che “l’ultimo naufragio è avvenuto pochi giorni fa e 73 vite sono state spezzate, sono annegati sopra un gommone perché non c’era nessuno per soccorrerli”.
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