Neanche il tempo di tirare un piccolo contenuto sospiro di sollievo, dopo la fiducia alle Camere, che per il governo arriva subito un altro importate scoglio da superare: la giustizia. Mercoledì 27 gennaio, infatti, arriverà la relazione del guardasigilli, Alfonso Bonafede. Camera e Senato dovranno votarla. E se per allora la maggioranza sarà stata messa in sicurezza, questa volta la coalizione di governo rischia di andare sotto. Dopo l’astensione sul voto di fiducia dei giorni scorsi, infatti, Matteo Renzi intende far votare contro i parlamentari di Italia Viva. Anche come piccola “vendetta” nei confronti del ministro Bonafede, che Renzi voleva già sfiduciare nel febbraio 2020 in disaccordo sulla riforma della prescrizione.
Un’eventuale bocciatura del tema giustizia potrebbe provocare risultati negativi non solo per la maggioranza di governo. In ballo, infatti, c’è buona parte del Recovery Plan. Nella sua relazione Bonafede ripercorrerà quanto fatto nel 2020, quando al governo c’era ancora Italia Viva, e riassumerà anche le linee guida per il 2021. Vuol dire essenzialmente quanto è contenuto nel Recovery plan, che stanzia quasi 3 miliardi di euro proprio per la giustizia. Soldi che serviranno soprattutto (2,3 miliardi) per assumere magistrati, cancellieri, dipendenti che fanno parte del personale tecnico. In totale si tratta di 16mila persone che avranno come obiettivo quello di eliminare l’arretrato che grava sui giudici, velocizzando i processi.
Dalla segreteria del Pd si palesa la preoccupazione: “Siamo vicini alle elezioni anticipate”
Insomma: senza nuovi innesti, che possano portare verosimilmente a contare su una pattuglia complessiva di 170 senatori, si apre la via delle elezioni anticipate. Il vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando, ospite di Piazzapulita su La7, appare piuttosto sfiduciato su questo punto. Alla domanda di Corrado Formigli, che gli chiede se oggi le elezioni siano più vicine, la risposta di Orlando è: “Purtroppo sì. Sta succedendo quello che purtroppo noi temevamo. Pensavamo che oltre questo governo tutte le altre ipotesi fossero di molto difficile percorribilità. Purtroppo”, ha proseguito Orlando, “le cose ci stanno dando ragione. Noi non vogliamo mischiare i nostri voti con quelli di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, quindi un’ipotesi di unità nazionale non esiste. E mi pare che il Movimento 5 Stelle non rinunci ad avere Conte come riferimento”. Si potrebbe quindi tornare alle urne già ad aprile?