Mercoledì inizierà dal Senato e da Palazzo Madama la giornata che determinerà il futuro del governo Draghi. La vigilia del giorno decisivo si consuma quindi tra febbrili trattative, con le posizioni dei vari partiti che si stanno via via determinando e lo stesso Presidente del Consiglio che sta onorando un’agenda fitta di impegni.
Uno degli incontri più importanti che Mario Draghi ha tenuto martedì resta quello con Sergio Mattarella, avvenuto in mattinata. Fonti del Quirinale spiegano però che il colloquio tra i due “rientra nelle consuete interlocuzioni tra presidente e premier. Tanto più in fasi delicate come la attuale, e all’indomani del viaggio in Algeria“. Almeno ufficialmente, quindi, non si sarebbe parlato del futuro del Governo.
Intanto prosegue il pressing dei partiti, ognuno dei quali prova a ottenere il proprio obiettivo politico e istituzionale. Tra i più attivi il Pd, che spinge a tutti i livelli per garantire la continuità dell’esperienza di governo. E infatti Draghi ha incontrato anche Enrico Letta, che si è personalmente recato a Palazzo Chigi per conferire con lui. Lapidario il commento dem su tale colloquio: “Non è il momento dell’improntitudine, serve serietà“.
Dal lato esattamente opposto c’è Fratelli d’Italia, che da giorni chiede con Giorgia Meloni l’immediato ritorno alle urne. Si sta avvicinando a questa posizione anche la Lega, che in mattinata ha tenuto una riunione alla Camera con Matteo Salvini, ministri, sottosegretari, capigruppo e vicesegretari. Prende sempre più piede la possibilità che il Carroccio confermi la fiducia al Governo, con la sola condizione che il M5s non ne faccia più parte. E anche Forza Italia, tramite il vicepresidente Antonio Tajani, sembra pensarla allo stesso modo. Decisivo potrebbe diventare il vertice tra Salvini e Berlusconi, in agenda per l’ora di pranzo.
Dove il clima è davvero rovente, invece, è all’interno del M5s. Nonostante la fresca scissione da Luigi Di Maio e il gruppo di Insieme per il Futuro, diversi esponenti pentastellati premono per confermare la fiducia al Governo. “Adesso la decisione non spetta più a noi, ma a Mario Draghi. Continuiamo ad attendere segnali dal premier“, ha dichiarato Giuseppe Conte, secondo cui decisivi restano i fatidici 9 punti da tempo presentati a Palazzo Chigi. I parlamentari del Movimento potrebbero avere indicazioni di voto dal loro leader direttamente mercoledì, giorno stesso del passaggio parlamentare. Questo nonostante i tantissimi appelli all’unità di queste ore. In tal senso si sono mossi diversi partiti di maggioranza, ma anche la società civile (inclusi cittadini ucraini in Italia). Sempre più esteso, tra l’altro, il numero dei sindaci che hanno firmato l’appello affinché il Presidente del Consiglio resti al suo posto.
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