Governo, perché il Conte ter
è tutt’altro che impossibile

Alla vigilia dell’intensa tre giorni di consultazioni al Quirinale, è ancora difficile fare una previsione su quello che sarà il destino del Governo. Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni da presidente del Consiglio dei Ministri nella mattinata di martedì, ma l’impressione, confermata dalle parole che egli stesso ha diffuso attraverso i suoi canali social, è che non abbia definitivamente rinunciato all’idea di rimanere a Palazzo Chigi, alla guida di un governo di responsabilità e unità nazionale. Il Conte ter, quindi, è tutt’altro che impossibile.

Le parole di Conte e la nuova geografia del Senato

Dopo non aver proferito parola pubblicamente nelle primissime ore a seguito delle dimissioni, Conte ha rotto il silenzio nella tarda serata di martedì. Nello specifico, ha spiegato come la sua decisione sia al servizio della possibilità della formazione di un nuovo governo “che offra una prospettiva di salvezza nazionale”. Un’implicita riapertura a rimettersi immediatamente in sella all’esecutivo.

“Serve un’alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista – ha scritto Conte sui social -. In grado di attuare le decisioni che premono, per approvare una riforma elettorale di stampo proporzionale e le riforme istituzionali e costituzionali, come la sfiducia costruttiva, che garantiscano il pluralismo della rappresentanza unitamente a una maggiore stabilità del sistema politico”. Nessun nome di partito, al contrario di quanto accaduto nei discorsi a Camera e Senato della scorsa settimana, prima del voto sulla fiducia.

E le quotazioni di un Conte ter salgono improvvisamente dopo la formazione del Gruppo parlamentare Europeisti-Maie-Centro democratico al Senato. Un gruppo nato sulla scia della ricerca dei cosiddetti ‘responsabili’, di cui tanto si è discusso nelle ultime settimane. Del gruppo fanno parte dieci senatori: Andrea Buccarella, Adriano Cairo, Andrea Causin, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Raffaele Fantetti, Gianni Marilotti, Riccardo Merlo, Mariarosaria Rossi e Tatjana Rojc. Potrebbero rappresentare un ago della bilancia decisivo nella formazione di una nuova maggioranza.

Il calendario delle consultazioni al Quirinale

Le supposizioni continueranno verosimilmente a susseguirsi nei prossimi tre giorni, in cui il Presidente della Repubblica incontrerà tutte le anime del Parlamento. L’obiettivo è capire quali possano essere i passi più sicuri per superare la crisi. Il Quirinale ha pubblicato sui propri canali istituzionali il calendario delle consultazioni. Queste prenderanno il via nel pomeriggio di mercoledì, dopo le iniziative dedicate al Giorno della Memoria. Oggi, però, il Presidente Sergio Mattarella non incontrerà i partiti. Saliranno al Colle, infatti, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati alle 17 e quello della Camera Roberto Fico un’ora dopo.

Giovedì incontreranno il Presidente, alle ore 10, i gruppi parlamentari delle autonomie (Südtiroler Volkspartei, Partito Autonomista Trentino Tirolese, Union Valdôtaine), mentre alle 10.30 e alle 16 sarà la volta dei Gruppi Misti di Camera e Senato. Alle 16.45 Mattarella parlerà poi con i rappresentanti alla Camera di Liberi e Uguali, mentre alle 17.30 ci sarà l’atteso incontro con il partito che ha aperto la crisi di governo, Italia Viva. I gruppi del Partito Democratico chiuderanno la seconda giornata di consultazioni incontrando il Capo dello Stato alle 18.30.

Venerdì le consultazioni avranno luogo solo nel pomeriggio (durante la mattinata il Presidente Mattarella sarà impegnato nell’inaugurazione dell’anno giudiziario). Alle 16 il centrodestra unito (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega assieme a Unione di Centro, Idea e Cambiamo, Noi con l’Italia e USEI) spingerà, come annunciato, per convincere il Capo dello Stato a sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Alle 17, infine, ci sarà l’ultimo appuntamento della tre giorni, con il Movimento 5 stelle.

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