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La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha partecipato questa mattina a un convegno dal tema ‘Ufficio del processo’ ospitato nella sala Arengario del Palazzo di Giustizia di Napoli. Durante il suo intervento, la Guardasigilli ha parlato della ‘sua’ riforma, criticata da parte della politica e della magistratura.
“La Giustizia deve funzionare non solo per dare una risposta all’Europa, che pure è necessaria perché altrimenti perderemo i miliardi che l’Europa sta dando al Paese per la rinascita”; ma anche “perché solo così c’è un presidio contro la legge del più forte, contro le infiltrazioni della criminalità organizzata che depauperano il tessuto sociale. Non possiamo stare fermi, facciamo qualcosa tutti insieme per affrontare il problema“, ha dichiarato.
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La ministra si è poi soffermata sul tema della ripresa economica collegata alla giustizia sociale. Cartabia ha detto che “c’è un nesso strettissimo tra il benessere sociale e una Giustizia che funziona – ha dichiarato -. Io credo che siamo di fronte a un’occasione unica, non perdiamo il treno del Recovery“.
E sulla riforma del processo civile e penale ha detto che l’Italia non deve farsi imprigionare dalle “forze centrifughe che paralizzano ogni azione”. E cioè dai pareri discordanti e dalle diverse esigenze di procuratori, collegi giudicanti, Avvocatura, Corti d’Appello e Cassazione. “Non possiamo stare fermi”, ha ammonito la Guardasigilli.
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“Tante assunzioni non si erano mai viste prima: in Italia (l’Ufficio del processo, ndr) è stato già oggetto di una sperimentazione con successi molto importanti in molte realtà italiane. Perciò guardiamoci intorno vediamo dove ha funzionato in quali termini e per quali funzioni”, ha proseguito Cartabia.
“L’Ufficio del processo è una struttura duttile che può assistere il singolo giudice, la sezione può essere dedicata a riorganizzazione funzioni ed è funzione di aiuto e supporto”. E questo “lo può essere solo chi ha governo di un ufficio giudiziario indirizzandolo dove necessario”. Ed è anche “una misura decisiva, ma so bene che non è sufficiente. Non è la panacea di tutti i problemi, specie in realtà come questa (Napoli, ndr)”.
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Poi ha commentato le polemiche relative alla riforma, in particolare alle modifiche alla prescrizione. “Lo status quo non è un’opzione sul tavolo. Dopo quanto ho sentito su numeri delle pendenze, tempi delle definizioni dei giudizi e tempi delle trasmissioni degli atti, mi domando: possiamo noi stare inerti e fermi di fronte a una Giustizia che non è un Frecciarossa che in un’ora e dieci ci porta da Napoli a Roma, che non deve fermarsi mai nelle campagne di Frosinone, ma possiamo restare sul calesse perché il Frecciarossa non si inceppi?”.
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Parlando della situazione di Napoli, infine, ha concluso: “Ma se l’Italia non rinasce da qui, se la Giustizia non riparte da qui, non ce la farà da nessuna parte. Quando ho visto i dati di Napoli, mi sono chiesta cosa deve fare il Ministero, ma anche cosa negli anni, non ora, è successo nelle comunicazioni tra Roma e Napoli perché si arrivasse a una situazione così”.
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