Il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva la riforma del processo penale. È parte della più ampia riforma della giustizia, necessaria per ottenere i finanziamenti europei del Recovery Fund. Dopo un iter parlamentare piuttosto complesso, il governo aveva posto la questione di fiducia. I partiti di maggioranza si sono messi d’accordo e hanno approvato i due articoli presentati dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. il primo delega al governo una serie di leggi da approvare entro un anno; il secondo modifica il codice penale e il codice di procedura penale. Nella giornata di giovedì 23 settembre hanno votato a favore 177 senatori; contro 24.
Riforma della giustizia: la questione della durata del processo penale
Il punto più controverso della riforma della giustizia penale riguardava i tempi di durata dei processi. È stata modificata la legge che aveva voluto l’ex ministro Alfonso Bonafede (Movimento 5 Stelle) nel 2018, conosciuta come “Spazzacorrotti”, che aveva eliminato la prescrizione dopo le sentenze di primo grado. Sia di condanna che di assoluzione. Con la nuova riforma, la prescrizione rimane così com’è, ma vengono introdotti dei limiti massimi di tempo per il processo d’Appello (due anni) e per quello in Cassazione (un anno).
La possibile proroga dei tempi che un giudice può stabilire
Oltre questi limiti scatta l’improcedibilità e il processo dovrà dunque fermarsi. Il giudice può comunque stabilire una proroga dei tempi che sarà senza limiti di tempo per alcuni reati (terrorismo, associazione mafiosa, violenza sessuale aggravata e traffico di stupefacenti), che potrà durare al massimo tre anni per l’appello e un anno e sei mesi in Cassazione per i reati con aggravante mafiosa. E che sarà di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione per tutti gli altri reati.
La riforma ha introdotto dei tempi limite anche per quanto riguarda le indagini preliminari: sei mesi per le contravvenzioni, un anno per la maggior parte dei reati e un anno e sei mesi per i reati più gravi, come mafia o terrorismo. Anche in questo caso sono state ammesse delle proroghe: una soltanto. E di sei mesi al massimo.
Gli altri punti del processo penale
Il pubblico ministero potrà poi chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato solo quando gli elementi acquisiti consentano una ragionevole previsione di condanna. Questo per diminuire il numero di processi che poi si risolvono in una assoluzione.
La riforma introduce anche dei criteri di priorità dei reati da perseguire, che saranno stabiliti dal Parlamento. Li propose anche Angelino Alfano, quando era ministro della Giustizia. All’interno di questi criteri generali, le procure sceglieranno a loro volta un ordine di urgenza per selezionare i provvedimenti a cui dare precedenza in base alla specificità di quel territorio e alle risorse disponibili.
La tutela delle vittime di violenza domestica e di genere
Saranno estesi i casi di inappellabilità delle sentenze, con conseguente riduzione della possibilità da parte dei pubblici ministeri di impugnarle. Saranno introdotte alcune misure per evitare che si arrivi a processo, sarà ampliato il ricorso ai riti processuali alternativi e saranno ampliate le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi: quindi semilibertà, detenzione domiciliare, lavoro di pubblica utilità e pene pecuniarie.
La riforma rafforza infine la giustizia riparativa e gli istituti di tutela della vittima del reato. Per quanto riguarda la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, ne estende la portata anche alle vittime di tentato delitto. Durante l’esame in commissione alla Camera è stato inserito un emendamento che prevede la cancellazione da Internet di tutte le notizie dei procedimenti penali nei confronti di persone che sono state indagate o imputate e poi risultate innocenti. Il cosiddetto “diritto all’oblio”.