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“Qualche tempo fa nessuno avrebbe pensato che saremmo arrivati dove siamo oggi. È una tappa importante nella ricerca delle verità. Ma anche per la democrazia italiana, e non solo“, così Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, collegata via streaming alla conferenza stampa che si è svolta alla Camera sulla chiusura dell’inchiesta della procura di Roma sul sequestro e la morte del ricercatore italiano.
“Niente ci ferma. Ormai l’avete capito e ci conoscete bene. La nostra lotta di famiglia è diventata, grazie al popolo giallo, alla ‘scorta mediatica’ e alla politica che ci segue, una lotta di civiltà per diritti umani nella memoria di Giulio. Che ha prima illuminato la situazione dell’Egitto, ha svelato cosa sia l’Egitto e cosa avviene in quel Paese. Ora è sotto gli occhi di tutti cosa sia la dittatura egiziana e come vengano sistematicamente violati i diritti umani“, ha aggiunto la madre di Giulio Regeni.
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Da Paola Deffendi arriva una richiesta ben precisa. Un’istanza nel nome di Giulio Regeni, e che riguarda il mondo civile, quello giornalistico e anche la politica. “Prima che inizi il processo, chiediamo rispetto. Rispetto per Giulio, rispetto per la sua figura. Che non vengano scritti libri, film, canzoni che pretendono di interpretare Giulio. Solo noi, noi famiglia, possiamo raccontare Giulio“, sottolinea la madre del giovane.
Che aggiunge: “La stampa ‘buona’ lavori sull’Egitto, racconti l’Egitto, così aiutiamo anche il popolo egiziano. Fate giornalismo investigativo, chiedete ai politici ‘cosa state facendo?’. Presidente Conte, che sta facendo per la verità su Giulio? E il ministro degli Esteri Di Maio? I rapporti bilaterali con l’Egitto sono divenuti sempre più un’amicizia“. Poi la richiesta alla Commissione d’Inchiesta su Giulio Regeni: “Chiediamo di fare chiarezza sulle responsabilità italiane, a tutte le zone grigie. Cosa è successo nei palazzi d’Italia dal quel 25 gennaio al 3 febbraio?“.
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Nel corso della conferenza stampa alla Camera dei deputati, prende quindi la parola in videocollegamento anche Claudio, padre di Giulio Regeni. “Sono cinque anni che stiamo seguendo e cercando verità e giustizia – ha sottolineato –. Da agosto 2017, da quando è stato deciso di rinviare l’ambasciatore italiano Cantini al Cairo, attendiamo collaborazione da parte del governo egiziano”. Da quando nel 2017 è stato rinviato l’ambasciatore italiano, durante il governo Gentiloni, “uno degli scopi era la ricerca di verità e giustizia per nostro figlio Giulio“.
Una ricerca della verità su Giulio Regeni, di cui secondo il padre ci si è progressivamente dimenticati: “Purtroppo questo punto è stato messo in secondo piano, dando priorità alla normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto. Si è preferito provare a sviluppare i reciproci interessi in campo economico, finanziario e militare, vedi la recente vendita delle fregate, e nel turismo, evitando di affrontare qualsiasi scontro. L’atteggiamento dell’ambasciatore Cantini è una chiara dimostrazione di tutto ciò“, sottolinea Claudio Regeni. Che di conseguenza chiede di “richiamare in Italia l’ambasciatore“.
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