La Germania al voto per le elezioni legislative che segneranno il dopo Merkel. Dalle urne uscirà infatti il nome del successore della cancelliera Angela Merkel, rimasta al potere per 16 anni. Una sfida all’ultimo voto fra il socialdemocratico Olaf Scholz, dato per favorito e Armin Laschet della Cdu-Csu. Le operazioni di voto sono cominciate questa mattina alle 8 ora italiana e sono terminate alle 18.
Alle elezioni in Germania sono in corsa ben 47 partiti. Tra questi, solo alcuni avranno la possibilità di superare effettivamente la soglia di sbarramento, fissata al 5%.
Sono tre i partiti che presentano un candidato per sostituire Angel Merkel: il blocco conservatore della stessa cancelliera uscente, composto da Cdu e Csu che punta su Armin Laschet; la Spd, che corre con Olaf Scholz, Ministro delle Finanze; e i Verdi, che hanno alla guida Annalena Baerbock.
Germania, i risultati dei primi exit-pool
Dai primi exit poll è un testa a testa tra Spd e Cdu entrambi al 25%. I verdi, molto distaccati sono fermi al 15%. Nonostante non ci sia stato ancora un sorpasso tra i due partiti in testa, il segretario generale dell’Spd ha già rivendicato la cancelleria per Olaf Scholz dopo la pubblicazione dei primi exit poll.
“Abbiamo sempre saputo che sarebbe stato un testa a testa, con uno scarto molto ridotto”, ha affermato. “Ma abbiamo un chiaro mandato per l’Spd e vogliamo che Olaf Scholz sia cancelliere”, ha detto Lars Klingbeil che ha parlato di un “enorme successo” per l’Spd.
Se gli exit poll delle elezioni in Germania venissero confermati, per l’Unione dei conservatori tedeschi della Cdu-Csu sarebbe il peggior risultato della storia a livello federale.
60, 4 milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne. Tra questi 2,8 milioni votano per la prima volta. Secondo i primi dati sarebbe in lieve calo l’affluenza alle urne in Germania.
Alle 14 l’Ufficio elettorale ha registrato in 36,5% di elettori. Meno di quattro anni fa, quando l’affluenza a quell’ora fu del 41,1%. Quest’anno però le elezioni tedesche avranno una fortissima quota di voto per corrispondenza: il 40% ha votato per posta, stando alle aspettative degli esperti, mentre nel 2017 lo fece soltanto il 28,6%.