È scoppiato un terremoto politico sulla bozza finale delle conclusioni del G7 che si aprirà domani a Borgo Egnazia, in provincia di Brindisi
Il G7 italiano è iniziato: dal 13 al 15 giugno, i leader di sette tra le nazioni più potenti del mondo si riuniscono a Borgo Egnazia, in Puglia, per discutere vari temi dell’agenda italiana.
Tuttavia, poco prima dell’inizio del summit, è emersa una controversia diplomatica riguardante la presidenza italiana. Finora, l’unico problema rilevante era stato la pessima condizione della nave che ospitava gli agenti di sicurezza. Questa volta, però, si tratta di un tema molto più delicato: l’accesso all’aborto.
Ieri sera, fonti europee hanno riportato che nella dichiarazione finale del summit era scomparso un punto esplicito sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Le sette potenze mondiali volevano sottolineare l’importanza di garantire un “accesso effettivo e sicuro all’aborto”. Francia e Canada avevano insistito per includere questo punto, cercando di fare un passo avanti rispetto al documento del G7 dello scorso anno, che parlava di “accesso legale e sicuro”.
Proprio in occasione dell’ultimo G7, il presidente canadese Trudeau aveva apertamente criticato la posizione di Giorgia Meloni sui diritti civili. Nelle scorse settimane, in Italia l’argomento è tornato al centro del dibattito quando il governo ha permesso l’ingresso delle associazioni pro vita nei consultori.
Non a caso, l’ipotesi circolata ieri era che fosse stata proprio la rappresentanza italiana a mettersi di traverso e a chiedere che il punto sull’aborto fosse rimosso. Non era chiaro se fosse una scelta legata anche alla presenza del Papa al G7 di quest’anno.
Il tema è particolarmente delicato anche perché due dei presidenti presenti, Emmanuel Macron e Joe Biden, sono nel mezzo di una campagna elettorale. In Francia, l’aborto è stato recentemente inserito nella Costituzione, mentre negli Stati Uniti la Corte Suprema ha indebolito il diritto all’aborto negli ultimi anni.
La presidenza italiana ha cercato di stemperare le tensioni diplomatiche. Ieri sera, fonti di Palazzo Chigi hanno dichiarato che “nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7”.
Tuttavia, hanno aggiunto che “le dinamiche negoziali sono ancora in corso”. Gli sherpa, che gestiscono le trattative, sono in Puglia già da lunedì e continueranno a lavorare fino a venerdì. Il documento finale sarà presentato sabato mattina da Giorgia Meloni. Palazzo Chigi ha specificato che “tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà frutto di un negoziato tra i membri del G7”. Insomma, nessun veto ma neanche una rassicurazione sul tema dell’aborto.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo a una domanda sul tema, si è limitato a commentare che “stanno discutendo le diverse delegazioni, è prematuro fare analisi e inutile fare previsioni ora. Si vedrà alla fine quale sarà l’accordo”.
Il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, interpellato a sua volta dai cronisti ha sottolineato che Joe Biden “parla sempre di diritti umani in tutte le sue interazioni, sia con gli amici sia con gli avversari, e nei prossimi due giorni non ci saranno cambiamenti. Il suo messaggio non cambia in funzione dell’interlocutore. E oggi non cambierà nulla al riguardo”.
Critica la segretaria del Pd Elly Schlein: “Il governo Meloni si presenta davanti agli altri capi di Stato e di governo mettendo in discussione un diritto fondamentale delle donne come quello di scegliere sul proprio corpo. Non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non difende i diritti di tutte le altre donne di questo Paese. Una vergogna nazionale, chiedano scusa al Paese”.
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