Originariamente focalizzato su questioni economiche globali, il G20 ha ampliato il suo raggio d’azione per includere altre sfide urgenti, anche se i membri non sempre concordano su quali temi debbano essere trattati.
La presidenza brasiliana ha dichiarato che alcuni membri ritengono che crisi come i conflitti in Ucraina e a Gaza “abbiano un impatto sull’economia globale e debbano essere affrontate dal G20”, mentre altri ritengono che il G20 non sia il forum appropriato per discutere di questi argomenti.
Le divisioni all’interno del G20, che include anche la Russia, hanno complicato la stesura di un comunicato congiunto al termine delle riunioni. L’ultimo incontro dei ministri delle Finanze a San Paolo non ha prodotto una dichiarazione congiunta. Il Brasile spera di rilasciare tre documenti dopo l’incontro, ha dichiarato Tatiana Rosito, alto funzionario del ministero dell’Economia brasiliano.
Oltre a un comunicato finale congiunto, i documenti includeranno un testo sulla “cooperazione internazionale in materia fiscale” e una dichiarazione separata del Brasile sulle crisi geopolitiche.
“Dalla mia esperienza con i precedenti G20, è probabile che le future riunioni ministeriali seguano questa strada di pubblicare dichiarazioni separate,” ha detto ai giornalisti il Commissario europeo per i partenariati internazionali Jutta Urpilainen. Tentare di concordare un testo unico “non ci permetterebbe di adottare nulla”.
Secondo Oxfam, una no-profit globale che combatte le disuguaglianze, la ricchezza dell’1% della popolazione più ricca del mondo è aumentata di 42 mila miliardi di dollari nell’ultimo decennio, grazie anche a una tassazione sui grandi redditi ai minimi storici. L’organizzazione ha lanciato un appello durante il G20 delle Finanze a Rio de Janeiro, sostenendo la proposta del Brasile di definire un nuovo standard globale per la tassazione dei super ricchi.
“L’incremento della ricchezza per l’1% più ricco del pianeta è stato 34 volte superiore rispetto a quello della metà più povera della popolazione mondiale,” osserva Oxfam nella sua analisi. L’organizzazione sottolinea inoltre che “negli ultimi 40 anni i miliardari a livello globale hanno pagato in media solo lo 0,5% del valore dei loro patrimoni in tasse ogni anno”.
Quest’anno inoltre l’Africa prende posto tra i potenti, non rimanendo più solo nel menu. L’ingresso dell’Unione Africana (UA) come membro permanente nel G20 è un segnale molto significativo per il continente e rappresenta una vittoria diplomatica per l’India, oltre a essere un tentativo di mitigare l’influenza dei BRICS.
I 55 stati africani, con un PIL complessivo di tremila miliardi di dollari, hanno già creato un’area di libero scambio continentale dal 2021, mirata a potenziare gli scambi intra-africani tra oltre 1,2 miliardi di persone.
Questo è un potenziale enorme che ora, sotto la guida dell’UA, deve essere sfruttato al massimo. Finora, l’Africa è stata menzionata solo nei menu dei vertici internazionali, ma una delle aspirazioni dell’Unione Africana, delineata nella sua agenda per il 2063, era di avere un ruolo di rilievo nelle relazioni internazionali. La presenza nel G20 è un passo concreto in questa direzione.
Inoltre, l’Africa ora ha l’opportunità di lavorare affinché il continente non sia più visto come un rischio per gli investimenti, ma come un’opportunità, in una posizione di parità e non di subordinazione.
Questo permetterà di sviluppare strategie, nel contesto di un mondo multipolare, utilizzando il dialogo Sud-Sud per fare in modo che le questioni relative al suo sviluppo diventino prioritarie nell’economia globale.
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