“Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra Regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile“. Lo si legge senza giri di parole in un comunicato emesso sul sito della Regione Lombardia, che riporta le parole del governatore Attilio Fontana.
Il Dpcm del 3 novembre ha stabilito la sostanziale chiusura di diversi territori lungo l’Italia. E il premier Giuseppe Conte ha inquadrato nella conferenza stampa del 4 novembre che tra le “zone rosse” c’è anche la Lombardia. Una decisione che Fontana contesta. “A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica“, attacca infatti il presidente della Regione.
Molto dura anche la conclusione del governatore. “Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, dunque – aggiunge infatti Fontana – non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita“.
La Lombardia è, come detto, in zona rossa insieme a Calabria, Piemonte e Valle d’Aosta. La zona arancione comprende invece Puglia e Sicilia, mentre due Regioni messe comunque in grossa difficoltà dalla pandemia come Campania e Veneto sono in zona gialla. E tra coloro che contestano i “21 criteri” da cui scaturisce questa decisione spicca proprio il governatore Fontana.
Occorre ricordare che lo stesso Fontana aveva richiesto il coprifuoco in Lombardia in data 20 ottobre, in anticipo rispetto alle decisioni dello Stato centrale. Nel corso di quella stessa settimana aveva evidenziato la sua preoccupazione per la curva dei contagi, rivendicando la decisione sulla didattica a distanza. Aveva però sempre respinto l’idea di un lockdown. Tema su cui il suo assessore al Welfare, Giulio Gallera, aveva glissato: “Noi le valutazioni le facciamo sulla base delle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, che è il luogo preposto ad assumere le decisioni“.
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