C’è ancora tensione fra le istituzioni locali sulla riapertura dei confini delle regioni, prossimo atteso passo della Fase 2, che potrebbe essere confermata per il prossimo 3 giugno. Nella giornata di mercoledì si è assistito al botta e risposta via social tra il presidente della Sardegna, Christian Solinas, e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il primo favorevole a una sorta di ‘patente sanitaria’ che certifichi la negatività al coronavirus e il secondo decisamente contrario. Nelle ore successive e nella giornata di oggi altre personalità politiche sono intervenute sul tema, chi a favore chi contro: per risolvere la questione potrebbe essere decisivo l’incontro fra governo e Regioni in programma nei prossimi giorni.
Confermano di essere a favore della riapertura i presidenti di Liguria e Veneto, Giovanni Toti e Luca Zaia. Intervistato da ‘La Repubblica’, Toti ha definito fondamentale la riapertura dei confini: “Non è tollerabile il ragionamento ‘tanto io non vivo con i soldi dei turisti’ – ha dichiarato –. La Liguria non può fare a meno della Lombardia e del Piemonte. Se non riaprono i confini perdiamo l’80% del nostro turismo interno, l’unico che può salvare quest’estate l’economia ligure”.
A fargli eco il governatore veneto: “Sono convinto che si debba ripartire insieme – ha detto al ‘Corriere della Sera’ –. Del resto, non è che il virus si fermi a Sirmione o a Peschiera. Comprendo le ansie di Solinas. Parlare è facile ma una responsabilità non si prende alla leggera. Però nessuno può uscirne come un untore. Mi metto nei panni di un lombardo, non troverei corretto che qualcuno mi trattasse come un agente di contagio”.
Si sono dichiarati contrari alla riapertura, invece, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e il presidente della Sicilia, Nello Musumeci. “Se dovessi decidere adesso, a mio avviso, non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento dalla Lombardia e dal Piemonte verso le altre regioni – ha dichiarato De Magistris a ‘Canale 9’ – a meno che non si garantisca l’acquisizione del tampone negativo che sarebbe la soluzione ottimale. Anche non consentire alle persone di viaggiare dopo tanto tempo, però, è una limitazione forte”.
Ancor più netta la posizione del governatore siciliano: “Noi in Sicilia abbiamo fatto un’ordinanza che impedisce di entrare nella regione non fino al 4 ma fino al 7 giugno – ha riferito a ‘Il Messaggero’ –. E ora dobbiamo farne un’altra che la confermi o la modifichi. Con il cuore aprirei l’isola ai turisti già dal 7 giugno. Ma con la ragione dico: aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo. Non si può avviare una fase in una logica da macchia di leopardo, ci vuole una responsabilità condivisa da tutti. Patente sanitaria? No, è un protocollo di sicurezza“.
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