Prove d’intesa tra Pd e M5s in vista delle elezioni regionali. Per ora le posizioni tra Elly Schlein e Giuseppe Conte restano distanti. Lei parla di “convergenze“. Lui vede “ostacoli da rimuovere“. I due segretari oggi sono tornati a parlarsi, dopo lo strappo che si è consumato ieri sulla Rai, con la dem che ha annunciato un sit-in in viale Mazzini contro la “propaganda becera” del servizio pubblico e il leader pentastellato che ha declinato l’invito. L’occasione propizia per il faccia a faccia è stata la presentazione alla Camera del libro dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Al netto delle battute e delle strette di mano ai favore di fotografi, la strada per costruire una coalizione alternativa alla destra appare ancora tutta in salita. Del resto il copione è già noto: la segretaria del Partito democratico fa appello all’unità delle opposizioni mentre il leader del Movimento 5 stelle svicola.
Ci prova anche Speranza a spingere sulla necessità dell’intesa. Rievoca il Conte 2. “Abbiamo governato insieme il Paese e non possiamo far passare la linea che un’alternativa non c’è e il mio impegno va in questa direzione”. E Schlein rilancia: “Quell’esperienza“, con la gestione della pandemia, “ci dice delle cose che possiamo fare insieme come opposizioni: la scuola, la sanità, la casa. Non è vero che l’alternativa non c’è’‘.
E Insiste. “Ci sono sicuramente delle ferite da ricucire, io sono nuova ma non faccio che incontrare gente che mi dice ‘costruite l’alternativa’. Io penso che abbiamo la responsabilità di costruire un’alternativa”.
La segretaria Pd inviata a seguire l’esempio del campo avversario, che alla fine ha trovato l’accordo anche in Sardegna: “Nonostante le scelte sbagliate del governo Meloni, loro una coalizione ce l’hanno. Sono divisi, ma anche dove si spaccano, riescono a ricompattarsi”. Lo stesso dovrebbe fare l’opposizione, insiste. La via è “costruire pazientemente con metodo e sui temi delle convergenze”.
Certo “differenze ci sono perché non siamo nello stesso partito, e non sarebbe nemmeno auspicabile”. Tuttavia “la situazione ci richiede di ragionare sulle battaglie in comune”. E promette: “Io continuerò a lavorare ogni giorno per esaltare le questioni su cui sono certa che possiamo lavorare insieme alla altre opposizioni: sanità pubblica, scuola pubblica, diritto alla casa, clima. Ce ne sono a bizzeffe. Non si fa politica guardando nello specchietto retrovisore perché non si fa fare un passo avanti al Paese”. Anche “perché dar l’idea che non ci possa essere un’alternativa a questo governo è un grandissimo favore a Giorgia Meloni”.
Ma Conte più che “convergenze” vede “ostacoli”. E spiega: “Da parte nostra, e spero che lo stesso valga anche per il Pd, non c’è nessun atteggiamento pregiudiziale, però ci sono spesso degli ostacoli da rimuovere nel costruire progetti solidi coerenti”. Un esempio? La guerra in Ucraina: “Mi si sono rizzati i capelli a scoprire un Pd bellicista che non mi aspettavo”. E incalza: “Mi si sono rizzati i capelli a vedere un Pd che ha rinnegato l’esperienza della transizione ecologica mettendoci il dito nell’occhio con l’inceneritore”, infierisce a proposito del termovalorizzatore voluto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
La segretaria dem non molla. “La nostra responsabilità, ne abbiamo il tempo, deve essere costruire un progetto” che consenta “il giorno dopo” le elezioni di “sapere cosa fare“. E il pensiero va al voto in Piemonte e in Basilicata, dove l’intesa tra Pd e M5s resta ancora lontana. “Ci stiamo lavorando e l’obiettivo è ritrovarsi in progetti condivisi, solidi e coerenti. Dobbiamo essere convincenti per i cittadini, credibili, solo così si vince”, argomenta l’ex premier.
“L’alternativa va costruita in modo serio, passo dopo passo”. E bisogna evitare di dar vita a un “cartello elettorale, come invece farà il centrodestra che litiga su tutto”, insiste Conte. “La nostra responsabilità deve essere di costruire un progetto di governo non per necessità, ma per reale condivisione”. Tradotto: se su alcuni temi ci sono ancora punti da “affinare” o nodi da sciogliere, “meglio farlo adesso, ne abbiamo tutto il tempo”.
Ma Schlein lo incalza: “Quando si chiude? Come dicono gli inglesi ‘the sooner, the better’. Ovvero ‘prima è meglio è”.
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