Le elezioni comunali sono davvero alle porte. Dopo oltre un anno dall’ultima volta (20 settembre 2020) l’Italia, o parte di essa, riaprirà i seggi elettorali. Oltre ai 1.157 Comuni interessati, si voterà anche per la Regione Calabria e per le suppletive alla Camera dei Deputati di Roma Primavalle e Siena. Nell’ultimo giorno utile di campagna elettorale, quello che si chiedono tutti, a meno di 48 ore dall’apertura delle urne, è: chi vincerà questa tornata elettorale?
Una domanda alla quale tutti quanti noi vorremmo avere una risposta immediata. Difficile, però, potere fornirla già adesso. Lo sarà sicuramente meno farlo il pomeriggio di lunedì 4 e sarà ancora decisamente più semplice affermarlo in quello del 18. Tuttavia, anche dopo il secondo turno, potrebbero sussistere dei dubbi sui veri vincitori delle amministrative. Ecco il perché.
Elezioni Comunali: tutti pronti a definirsi ‘vincitori’
Alle elezioni comunali andranno al voto sei capoluoghi di regione: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste. È evidente che saranno soprattutto queste le città sotto la lente d’ingrandimento dei media. Se uno degli schieramenti politici riuscisse ad avere la meglio complessivamente in questi Comuni (magari facendo addirittura “cappotto”), potrebbe anche autodefinirsi, con buona ragione, il vincitore di questa tornata elettorale. Ma non è detto che, dati alla mano, sarà veramente così.
Lo sappiamo. Come sempre accade dal minuto successivo alla chiusura dei seggi, tutte le forze politiche leggono sempre i risultati a proprio uso e consumo. E allora c’è da chiedersi: quale parametro verrà utilizzato per stabilire chi avrà fatto meglio rispetto agli altri? Soprattutto, ovviamente, dal 18 ottobre in poi. In base a come il proprio movimento politico sarà andato, pur di festeggiare, il leader di turno giustificherà i voti presi (o non presi) usando alcune formule matematiche che non sempre appaiono credibili. Come diceva il giornalista statunitense Gregg Easterbrook, “Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”.
I parametri che (probabilmente) verranno utilizzati pro domo sua
Dalle ore 15.01 del giorno di San Francesco troveremo quindi alcuni leader che faranno i conti su chi avrà conquistato più comuni, a prescindere dal numero di abitanti. O magari su quelli che ne hanno più di 15mila (in cui, quindi, è previsto eventualmente il ballottaggio). O forse sui soli capoluoghi di Provincia. Ma non solo. Qualche esponente politico potrà probabilmente prendere come misura aritmetica l’aumento del numero di sindaci di riferimento rispetto alle stesse amministrazioni andate al voto cinque anni fa. O magari fare affidamento a chi avrà preso più voti in assoluto, anche se magari ha conquistato molti meno comuni rispetto agli avversari politici. Oppure, per tagliare la testa al toro, alla fine conterà solo la Calabria. O le suppletive di Siena. Le elezioni Comunali non sono ancora cominciate, ma tutte le scuse e gli alibi dei partiti sconfitti sono già là; a portata di mano.