Se ne parla ormai da più di un anno e mezzo, ma anche questa volta le elezioni si terranno (pressoché ovunque) all’interno delle scuole. Solo 117 Comuni su 1.162 al voto hanno infatti deciso di spostare i seggi elettorali dalle aule scolastiche. E così, a nemmeno tre settimane dall’inizio della nuova stagione, nella quale si sta tentando un complicato ritorno in presenza, le lezioni saranno nuovamente sospese per le procedure di voto in occasioni delle comunali. Sono infatti 8mila i sindaci che hanno scelto di non adeguarsi. Pur essendo stati invitati a trovare un’alternativa, hanno deciso di non provare nemmeno a salvare le ore in classe.
La prima persona che propose di spostare i seggi elettorali era stata più di un anno fa l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Si votava per il referendum per il taglio dei parlamentari e per le Regionali. Dopo un anno di pandemia tra Dad e quarantene l’obiettivo era quello di non bloccare di nuovo il mondo della scuola. Nello scorso maggio è stato approvato un emendamento al Decreto Sostegni presentato dai deputati M5s Giuseppe Brescia e Vittoria Casa. Si trattava di 2 milioni di euro per i Comuni che si fossero attivati per tempo e avessero provato, attraverso i prefetti, a individuare soluzioni alternative alle scuole per svolgere le elezioni. Ma neanche i fondi hanno permesso di fare lo scatto. E alla fine solo 510 seggi elettorali troveranno una nuova collocazione. Lasciando in classe poco più di trenta mila studenti.
Come reso noto dal Ministero dell’Interno, sul territorio nazionale l’88% dei 61.562 seggi elettorali si trova all’interno di edifici scolastici. L’esito dello spostamento è stato deludente: solo 471 Comuni su circa 8.000 sono stati quelli che hanno previsto lo spostamento di 1.464 sezioni elettorali. Poco più del 2% del totale. Fra quei 471 Comuni c’erano anche tre capoluoghi di provincia: Bergamo, Biella e Pordenone. Bergamo aveva “spostato” metà degli elettori nel municipio e in centri giovanili, musei, centri per la terza età, mentre a Pordenone tutti i seggi elettorali per il referendum erano stati dislocati nei padiglioni della Fiera.
Tra i 117 che hanno aderito alla proposta ci sono per la maggior parte enti di piccole dimensioni come Alzano Lombardo, Villa di Tirano o Livigno in Lombardia; Eboli e Praiano in Campania; Zocca e Sogliano al Rubicone in Emilia o Oderzo e Vigonovo in Veneto. Tra i municipi di medie dimensioni vanno citati Novara, Pordenone, Latina, Siena, Spoleto. Nella lista del Viminale spuntano anche Roma, Bologna e Torino ma si tratta solo di alcune municipalità. Nessun sindaco della Valle D’Aosta, del Trentino Alto Adige, dell’Abruzzo, della Sicilia e della Sardegna, ha scelto di cambiare sede ai seggi.
In tutto questo, pur prevedendo appunto l’ingresso nelle scuole, il Green Pass non sarà obbligatorio per votare alle elezioni comunali 2021. Il protocollo siglato tra i Ministeri dell’Interno e della Salute non prevede la necessità di essere in possesso della certificazione verde per recarsi alle urne in occasione del 3 e 4 ottobre. Il Green Pass sarà però necessario per i componenti dei seggi speciali che dovranno raccogliere a domicilio i voti di chi si trova in quarantena o in isolamento fiduciario per aver contratto il virus. Anche se agli elettori non sarà richiesta la certificazione verde, durante le operazioni di voto dovranno comunque essere rispettate altre norme per prevenire il contagio da Covid-19.
Nonostante la sua progressiva estensione, il governo non ha previsto l’obbligo di Green Pass per il voto delle amministrative. Una decisione contraria, infatti, sarebbe stata in conflitto con l’articolo 48 della Costituzione che definisce il voto come un dovere civico di tutti i cittadini che abbiano raggiunto la maggiore età e come un diritto che non può subire limitazioni. “Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”, la citazione corretta del terzo comma.
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