Continua a far discutere la decisione di Carlo Calenda, il leader di Azione, di rinunciare all’alleanza con la coalizione di centrosinistra guidata dal Partito Democratico. La notizia, arrivata durante la partecipazione del politico al programma “Mezz’ora in più”, ha dato un forte scossone agli scenari aperti in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Ora, infatti, sembra sempre più probabile la nascita di un cosiddetto terzo polo, che dovrebbe vedere Azione unire le forze con Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi nel 2019. A prescindere dalle prospettive future, nelle ultime ore Calenda si è sbottonato un po’ di più sullo strappo con il Pd, fornendo la sua versione dei fatti in una nuova intervista.
Durante un intervento a “La corsa al voto”, su LA7, Calenda ha dichiarato di aver più volte messo in guardia Enrico Letta, il segretario del Pd, sulle conseguenze di un’eventuale alleanza con Sinistra Italiana e i Verdi. “Letta lo sapeva, sapeva tutto dalla A alla Z, ho 50 messaggi in cui dicevo ‘Enrico non lo fare o me ne vado’”, ha spiegato il leader di Azione. Calenda ha sottolineato che il patto che aveva sottoscritto rappresentava il punto di arrivo di una contrattazione molto impegnativa e, almeno sulla carta, riguardava solo il suo partito, il Pd e +Europa.
“Ho detto a Letta: Enrì, te li vuoi prendere Fratoianni e Bonelli? Prendili, ma è un errore storico”, ha raccontato il segretario di Azione durante l’intervista. Ha poi aggiunto che lo scorso giovedì Letta lo aveva messo al corrente della propria volontà di firmare un altro patto, prospettiva alla quale si era opposto con fermezza, soprattutto perché nel loro accordo non si parlava di un simile scenario. Calenda ha spiegato di aver chiarito fin da subito quali sarebbero state le conseguenze se il suo alleato avesse deciso di andare fino in fondo con Sinistra Italiana e Verdi.
Come già dichiarato durante le interviste fatte con il Tg1 e il Tg5, Calenda ha ribadito che “l’accordo l’ha rotto Enrico Letta”, che “ha firmato con noi un patto che diceva una cosa e poi ne ha siglato un altro con forze che affermano l’opposto”, “con “chi ha votato 55 volte contro la fiducia a Draghi, e dice no a tutto, ai termovalorizzatori, con chi in fondo è comunista, perché alla fine della fiera è questo”.
Il leader di Azione ha poi affermato che Pd e +Europa hanno provato a fare leva sulla necessità di raccogliere le firme (in caso di corsa solitaria del partito dell’ex Ministro dello sviluppo economico) per tenere unita la coalizione. È proprio su questo punto che Calenda ha svelato nuove informazioni. “Sulla questione delle firme abbiamo verificato un’esenzione. Io sono stato eletto al Parlamento europeo, ci sono state comunicazioni ufficiali del Parlamento europeo. Siccome non c’erano precedenti, era difficile far comunicare Viminale e Parlamento europeo”.
Rispondendo a una domanda su Renzi e sull’eventuale nascita del terzo polo, Calenda ha dichiarato di star lavorando “a una cosa sola, un programma solido, sulla scia di quello che abbiamo presentato peraltro con +Europa, che parla rigassificatori, termovalorizzatori, revisione del reddito di cittadinanza. E basta con la politica del bonus, questo Paese ha bisogno di parlare di come risolvere i problemi”.
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