Elezione del Presidente della Repubblica: fissata la data d’inizio del voto

Il presidente della Camera del Deputati, Roberto Fico, ha comunicato ufficialmente la data d’inizio dell’elezione del Presidente della Repubblica: si comincerà lunedì 24 gennaio, alle ore 15. La terza carica dello Stato ha inviato la lettera all’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e alle Regioni per la convocazione della prima seduta congiunta in Parlamento. Si deciderà quindi a fine mese quale sarà il nuovo inquilino del Palazzo del Quirinale.

La ‘nuova’ procedura per l’elezione del Presidente della Repubblica

La procedura per l’elezione del Presidente della Repubblica è stabilita dalla Costituzione. Trenta giorni prima che scada il termine del mandato del Capo dello Stato, recita l’articolo 85 della Carta, “il presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica”. Il mandato di Sergio Mattarella scadrà il 3 febbraio, giorno in cui giurò nel 2015. Oggi, quindi, Roberto Fico ha inviato la lettera per convocare il Parlamento in seduta comune. Per prassi consolidata tale seduta si svolge 20 giorni dopo, per permettere ai consigli regionali di eleggere i propri delegati.

La votazione, per contrastare i rischi di contagio a causa della pandemia Covid, sarà soggetta a limitazioni. Anche perché saranno 1.008 o 1.009 i Grandi elettori riuniti in seduta comune. Sono suddivisi in 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali; tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno. I delegati sono designati in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. A essere precisi attualmente il plenum è fermo a 1.007 componenti: i senatori sono 320, in attesa che Palazzo Madama convalidi il subentro del senatore del Pd Fabio Porta a quello del Maie Adriano Cario, dichiarato decaduto. I deputati attualmente in carica sono invece 629, essendo vacante il seggio lasciato libero dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Tuttavia per domenica 16 gennaio sono state convocate le elezioni suppletive e pertanto il nuovo eletto si aggiungerà al plenum appena verrà proclamato.

I quorum per la proclamazione

La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che sulla base di 1.007 Grandi elettori sarebbe di 672 voti (sale a 673 con 1.008 o 1.009 Grandi elettori). Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 504 voti (sale a 505 con 1.008 e resta a 505 con 1.009). Non c’è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un’unica seduta anche se si sviluppa in più giorni. È comunque probabile che, per questioni di evitare assembramenti in piena pandemia, non ci saranno due scrutini al giorno, bensì solo uno.

Come avvengono il voto e lo spoglio

Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La “chiama” dei Grandi elettori sarà ripetuta due volte. Ognuno entrerà nelle cabine (dette “catafalchi”, usate per la prima volta nel 1992 per assicurare totale segretezza) poste sotto il banco della presidenza e scriverà il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli verrà consegnata dal commesso, già timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l’elettore depositerà la scheda, ripiegata in quattro, nell’urna di vimini e raso verde, ribattezzata “insalatiera”, davanti alla quale c’è un segretario di presidenza. Lo spoglio viene eseguito dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori.

Elezione del Presidente della Repubblica: i numeri degli schieramenti politici

Questa elezione del Presidente della Repubblica sarà l’ultima che vedrà protagonista un numero così ampio di Grandi elettori. Dalla prossima legislatura, infatti, come effetto della riforma costituzionale, ci saranno 230 deputati e 115 senatori in meno. Ecco gli schieramenti politici degli attuali 1.007 Grandi elettori.

Il centrodestra può contare su 450 esponenti che fanno riferimento ai partiti dentro la coalizione: 196 sono della Lega, 127 di Forza Italia, 58 di Fratelli d’Italia, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia, ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali.

Il centrosinistra (includendo il M5S) può contare su 420 voti se si esclude Italia viva, su 463 se si conteggia anche il partito di Renzi (43). Il Pd conta 133 grandi elettori, il M5s ne ha 233, Leu 18, Azione-+Europa 5, Centro democratico di Bruno Tabacci ha 6 deputati. A questo blocco si aggiungono i 25 delegati regionali, più Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd.

Il gruppo delle autonomie-minoranze linguistiche conta 4 deputati e 5 senatori, al cui gruppo a Palazzo Madama sono iscritti anche Gianclaudio Bressa (Pd), Pier Ferdinando Casini (Centristi per l’Europa) e i senatori a vita Cattaneo e Napolitano.

Il gruppo Misto come ago della bilancia

In questa legislatura il gruppo Misto di Camera e Senato è assai lievitato e al suo interno ci sono numerose componenti. Il gruppo più nutrito è la pattuglia formata dagli ex M5s di Alternativa C’è che per le votazioni del Quirinale ha 19 grandi elettori, Azione-+Europa-Radicali (5), Centro Democratico (6 deputati), Maie (3 deputati, 3 senatori), FacciamoEco (3 deputati), Nci (5 deputati). Nel Misto al Senato c’è poi LeU (6) e tanti fuoriusciti M5s (24 alla Camera che risultano non iscritti ad alcuna componente insieme all’ex Leu Michela Rostan mentre a Palazzo Madama sono nel misto 15 ex M5s, i 3 ex 5s ora Italexit e 1 ex 5s ora Potere al Popolo). Tutti questi numeri potranno fare la differenza.

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