Ekrem Imamoglu è figlio di una famiglia benestante di imprenditori: le elezioni di ieri hanno rappresentato la sua vera e propria ascesa
Alle elezioni amministrative di domenica 31 marzo, in Turchia, l’opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan ha vinto nelle due principali città del paese, la capitale Ankara e Istanbul.
L’attenzione era puntata soprattutto su Istanbul, la città più importante del paese, dove è stato riconfermato per un secondo mandato il sindaco di centrosinistra, Ekrem Imamoglu.
Già prima delle elezioni Imamoglu era considerato il più noto politico dell’opposizione a Erdogan, mentre ora è diventato in maniera inequivocabile il principale avversario del presidente turco e un candidato naturale per le prossime elezioni presidenziali, nel 2028. È un esponente del Partito popolare repubblicano (CHP), un partito tendenzialmente di centrosinistra seppure con qualche elemento nazionalista.
Le elezioni amministrative di domenica erano particolarmente importanti per Erdogan: alle precedenti elezioni, nel 2019, il suo partito perse il controllo di molte città importanti, tra cui Istanbul, dove Erdogan è nato e ha avviato la sua carriera politica. La situazione si ribaltò alle elezioni presidenziali del 2023, nelle quali Erdogan riuscì a vincere e ottenere un terzo mandato, mentre i partiti di opposizione si indebolirono.
Ora il presidente si era dato l’esplicito obiettivo di “riprendere le città” che erano state vinte dall’opposizione cinque anni fa, proprio a partire da Istanbul.
Erdogan sperava, insomma, che le elezioni di domenica gli confermassero «di non avere più avversari temibili», come detto da Soner Cagaptay, uno dei principali esperti internazionali di Turchia.
Le cose però sono andate diversamente: a scrutinio quasi completo, a Istanbul Imamoglu ha ottenuto il 51 per cento dei voti contro il 39 per cento di Murat Kurum, ex ministro del governo Erdogan.
Imamoglu ha 53 anni, è nato ad Akçaabat, una città costiera nella provincia di Trebisonda, sul mar Nero, ha studiato Economia all’università di Istanbul e prima di entrare in politica ha lavorato come imprenditore edile.
È sposato, ha tre figli e come Erdogan è appassionato di calcio: da giovane è stato calciatore e amministratore delegato della squadra di calcio della sua città.
L’anno scorso contro Imamoglu è stato anche avviato un procedimento giudiziario sulla base di accuse di brogli in gare d’appalto. Il caso è ancora in corso, ma c’è chi ritiene che le accuse siano politicamente motivate e che il procedimento sia in sostanza un modo per ostacolare la carriera di Imamoglu, in un paese dove la magistratura non è indipendente.
Imamoglu è un politico molto popolare: vincendo le elezioni nel 2019 pose fine a 25 anni di governo da parte del Partito giustizia e sviluppo (AKP), quello di Erdogan: Imamoglu tra l’altro vinse due volte, perché dopo la sua prima vittoria Erdogan impose una ripetizione del voto, che Imamoglu vinse ancora.
Negli ultimi cinque anni, durante il suo mandato da sindaco di Istanbul, è diventato un politico molto conosciuto in Turchia, tanto che in molti si aspettavano che si candidasse alle presidenziali turche già nel 2023 (non lo fece, e l’opposizione scelse come candidato il segretario del CHP Kemal Kilicdaroglu, poi sconfitto da Erdogan).
La notorietà di Imamoglu è cresciuta nonostante varie campagne dei media di stato per screditarlo, e nonostante il fatto che Erdogan si sia intestato il merito di molti dei progetti che hanno modernizzato Istanbul durante il suo mandato.
Esponente di spicco dell’opposizione turca, leader del partito Partito popolare repubblicano Chp, il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu è stato rieletto con un’ampia maggioranza ieri sera.
La sua riconferma ora spiana la strada a un sistema più pluralistico, ma anche – seppur ancora lontane – a una candidatura per le elezioni presidenziali del 2028.
“Avete aperto le porte a un nuovo futuro. Da domani la Turchia sarà un’altra Turchia!”, ha detto il sindaco ieri sera, mentre una folla di sostenitori festeggiava la sua rielezione davanti al comune di Istanbul. Personalità carismatica e mediatica, il cinquantenne dagli occhiali sottili è nel mirino del potere: a fine 2022, è stato condannato a due anni e sette mesi di carcere per “insulti” ai membri di l’Alto comitato elettorale turco.
Imamoglu ha presentato ricorso, ma più di questa sentenza, fu il suo stesso partito e l’ex segretario e sfidante di Erdogan, Kemal Kilicdaroglu, a sbarrargli la strada alle presidenziali dello scorso anno.
Quasi sconosciuto fino al 2019 a elettori e membri del Partito Chp, Imamoglu quell’anno mise fine a 25 anni di dominio di Erdogan e del suo campo sulla più grande città del Paese.
Il voto di ieri è una “reazione alla cattiva gestione dell’economia e alla crescente povertà della popolazione, gli elettori secolari, democratici e pro europei della Turchia hanno passato ieri una buona notte”, ha detto il premio Nobel per la letteratura turco, Orhan Pamuk.
Del resto la poltrona di primo cittadino di Istanbul è il trampolino naturale per guidare tutta la Turchia. Lo sa bene Erdogan, che proprio da sindaco negli anni ’90 pose le basi per un’ascesa che lo ha visto diventare premier e poi presidente.
Il salto dalla metropoli sul Bosforo alla presidenza turca trova riscontro anche nei numeri di una città che, con una popolazione di 16 milioni, conta più abitanti di 20 dei 27 Stati dell’Unione europea.
Non c’è dubbio che per il Rais e il suo partito islamico Akp è la peggior sconfitta in 22 anni. E se Erdogan non dovesse presentarsi nel 2028, la corsa alla presidenza partirebbe da uno scenario completamente diverso rispetto allo scorso anno: questa volta sarebbe l’Akp a dover cercare un candidato, mentre Imamoglu sarebbe il leader naturale dell’opposizione. Uno scenario che vedrebbe il primo cittadino di Istanbul strafavorito a guidare il Paese, soprattutto se Erdogan dovesse ritirarsi dalla scena politica.
“Il rispetto assoluto per la volontà popolare”. “Abbiamo perso e non ce lo aspettavamo, ma le elezioni sono il momento in cui il popolo indica la strada che vuole intraprendere. Sta a noi imparare dagli errori”, ha detto il presidente dalla sede del suo partito dopo il risultato.
Musulmano praticante, ma membro di un partito laico, Ekrem Imamoglu è un ex imprenditore con origini del Mar Nero, proveniente da una famiglia che ha raccolto una grande fortuna nell’edilizia, è riuscito ad attirare consensi anche tra religiosi e costruttori.
Le origini e l’impresa edilizia di famiglia gli hanno permesso di porsi come uomo del fare, al punto che uno dei punti di forza della campagna elettorale sono stati proprio i numerosi cantieri aperti e opere inaugurate in questi 5 anni.
Sebbene sia nel 2019 che in queste ultime elezioni abbia ottenuto il voto di molti dei curdi di Istanbul, Imamoglu non sembra avere una predilezione per la più grande minoranza della Turchia ed evita di nominarli esplicitamente. Un errore che in passato il suo partito ha pagato a caro prezzo.
Non è un caso infatti che i repubblicani del Chp siano praticamente assenti. Il partito filo-curdo Dem, sigla che ha sostituito Hdp, si è unito a lui nel 2019, lo criticò per il suo silenzio quando decine di suoi funzionari erano stati rimossi dall’incarico e incarcerati.
Allo stesso tempo non sono mancate le accuse di xenofobia quando, soprattutto nel 2019, la campagna di Imamoglu fu incentrata sulla “invasione dei profughi siriani” che metteva a repentaglio la secolarità della Turchia. Diversi esponenti del suo stesso partito lo hanno accusato di essere interessato più alla carriera e di essere proiettato verso la presidenza, a scapito degli elettori.
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