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Durante un incontro con la stampa estera, Mario Draghi, il presidente del Consiglio, ha parlato della telefonata di ieri con Vladimir Putin. “Le parole di Putin sono state: i contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee, e ha rimarcato che è una concessione solo per loro, continueranno a pagare in euro o in dollari. La spiegazione su come si faccia a conciliare le due posizioni, dollari e pagare in rubli, è stata lunga e ho ascoltato dicendo che poi i tecnici si sarebbero messi in contatto“, ha spiegato. “Quello che ho capito è che la conversione è un fatto interno alla Federazione Russa. Ora ci sono analisi in corso per capire che significa. Mi sembra non sia semplice cambiare valuta di pagamento senza violare i contratti“, ha aggiunto Draghi.
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Draghi ha poi dichiarato di avere delle “aspettative positive” sul “ruolo della Cina” che “potrebbe diventare una protagonista di prima grandezza nel processo di pace. Bisogna vedere se le aspettative saranno confermate” dal comportamento della Cina. “Indubbiamente lo spazio per un ruolo cinese esiste ed è molto significativo“. Le dichiarazioni di Draghi sono arrivate in risposta a una domanda sul vertice Ue-Cina.
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Tornando a parlare della telefonata con Putin, Draghi ha spiegato che per il presidente russo non ci sono le condizioni per un cessate il fuoco. Tuttavia è stato aperto un corridoio umanitario da Mariupol. “Ho espresso la mia convinzione che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall’inizio. E Putin mi ha risposto che tempi non sono maturi. Uno dei punti di Putin è che ci siano piccoli passi avanti nei negoziati“.
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Draghi ha affermato che “il contenuto esatto delle garanzie dei negoziati dipenderà dal risultato delle trattative tra Russa e Ucraina. La clausola credo sarà che poi vengano attuate. L’aspetto positivo è che l’Italia è richiesta come garante da entrambi i Paesi“.
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Il premier ha sottolineato che nel “Def non è prevista alcuna indicazione specifica di spese militari perché quello è un documento complessivo. L’impegno dell’Italia a spendere il 2% per investimenti nella Difesa per la Nato è stato preso nel 2014 e tutti i governi ogni anno ribadiscono questo impegno“.
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