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“La Federazione russa ha comunicato al nostro ambasciatore a Mosca l’espulsione di 24 diplomatici italiani. È un atto ostile, che ricalca decisioni simili prese verso altri Paesi europei. E che risponde, però, a espulsioni di diplomatici da parte dell’Italia e altri Stati membri dell’Unione europea“. Lo afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell’informativa al Senato sulla guerra in Ucraina.
Il presidente del Consiglio, tuttavia, rilancia anche la strada della diplomazia. “È essenziale, comunque, mantenere canali di dialogo con la Federazione russa – sottolinea Draghi –. È soltanto da questi canali che potrà emergere una soluzione negoziale. L’Italia si muoverà a livello bilaterale e insieme ai partner europei e gli alleati. Lo farà per cercare ogni possibile opportunità di mediazione. Ma dovrà essere l’Ucraina e non altri a decidere quale pace accettare“.
Su quest’ultimo punto, Draghi è molto chiaro: “Anche perché una pace che non fosse accettabile da parte dell’Ucraina, non sarebbe neanche sostenibile. Per impedire che la crisi umanitaria continui ad aggravarsi, bisogna raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco. E dobbiamo far ripartire con forza i negoziati. Questa è la posizione dell’Italia, ed è un’aspirazione europea. L’ho condivisa con il presidente Biden durante la mia recente visita a Washington“.
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“Negli incontri avuti negli Usa ho riscontrato un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata in campo transatlantico e in Unione europea. Questa posizione ci permette di essere in prima linea, con credibilità, senza ambiguità, nella ricerca della pace“. Lo afferma il premier Mario Draghi durante l’informativa al Senato. Dopo questo particolare stralcio del suo discorso, la quasi totalità di Palazzo Madama si produce in uno scrosciante applauso.
“Il colloquio tra il capo del Pentagono, Lloyd Austin, e il ministro della difesa della Russia Shoigu, avvenuto il 13 maggio, rappresenta da questo punto di vista un segnale incoraggiante. Si tratta infatti della prima telefonata dall’inizio della guerra“, conclude Draghi.
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