Mario Draghi anticipa il Def, ossia il documento con cui il Governo definisce la manovra di finanza pubblica per l’anno in corso. E, mentre ammette che la crescita economica dell’Italia sarà nel 2022 meno consistente delle previsioni causa guerra in Ucraina, il presidente del Consiglio rilancia sulle sanzioni alla Russia. Con una domanda retorica che così retorica non è.
La crescita del Pil programmatico è ora fissata al 3,1% (dal precedente 4,7%), mentre la previsione tendenziale per il 2022 scende al 2,9 per cento, dall’iniziale 4,7 per cento. “Gli attacchi all’Italia arrivano da più fronti. La cosa più naturale è puntare a una strada comune“, ha spiegato Draghi. Il presidente del Consiglio ha preannunciato un incontro con i sindacati a Palazzo Chigi e lanciato un appello alla maggioranza che lo sostiene.
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“Ho molta fiducia nella capacità di capire prima di tutto la drammaticità della situazione. E, in seconda istanza, la necessità di agire e rispondere sostenendo imprese, famiglie e soprattutto le fasce povere“, ha aggiunto Draghi. Che poi ha mandato un messaggio diretto alla popolazione: “Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie e imprese all’interno della cornice europea. La disponibilità del governo c’è ed è totale“.
“Siamo molto consapevoli del disagio sociale, soprattutto per chi teme l’impatto dell’inflazione e siamo pronti e intervenire. L’abbiamo già fatto nel recente passato, sono stati stanziati 15,5 miliardi. Nelle prossime settimane comprenderemo meglio le dimensioni dell’intervento necessario e come finanziarlo“, ha poi detto il premier al termine del Cdm. Draghi ha sottolineato come sia “importante la cornice europea“, e ha spiegato che sono “tutti al lavoro per rispondere a uno shock comune“.
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Particolarmente doloroso, e in parte divisivo per la stessa opinione pubblica nazionale, il capitolo delle sanzioni alla Russia. Qui Draghi ha scelto di affrontare la questione in maniera molto pratica. “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace“, ha affermato.
Ciò significa che il possibile embargo totale del gas dalla Russia è effettivamente attuabile, sebbene non sia ancora sul tavolo. “Quanto più diventa orrenda la guerra, tanto più i Paesi alleati si chiedono cosa possa fare questa coalizione per indebolire la Russia e permettere a Kiev di sedersi al tavolo della pace“, ha precisato Draghi. Che ha poi voluto tranquillizzare sul fronte dell’energia. “Fino a fine ottobre siamo coperti. Le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno“, ha infatti garantito.
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