Donald Trump 47esimo presidente USA, i possibili scenari e cosa può cambiare per l’Europa

Donald Trump torna come 47esimo presidente degli USA: scopri i possibili scenari e le implicazioni per l’Europa

Gli Stati Uniti hanno votato: Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali 2024, ma ora che succederà in Europa?Molti governi e analisti temono che una nuova amministrazione Trump possa generare tensioni in vari ambiti cruciali per l’Unione Europea (UE), dalla sicurezza alla gestione degli aiuti all’Ucraina, fino alle politiche commerciali. Di fronte a una politica estera che potrebbe tornare su posizioni di “America First” e isolazionismo, le possibili conseguenze per i rapporti transatlantici sono molteplici.

I possibili scenari in Europa con l’elezione di Donald Trump

Una delle questioni più delicate riguarda gli aiuti all’Ucraina, un tema centrale nelle relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea. Dal febbraio 2022, quando è iniziata l’invasione russa, Washington ha fornito a Kiev decine di miliardi di dollari in assistenza militare e finanziaria.

Tuttavia, nel Partito Repubblicano si registrano crescenti divisioni sul continuare a sostenere l’Ucraina, con Trump che ha espresso posizioni critiche nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha dichiarato di non supportare apertamente una vittoria di Kiev. Se eletto, Trump potrebbe decidere di ridurre o addirittura interrompere le forniture di armi all’Ucraina, cambiando radicalmente l’equilibrio del conflitto.

Donald Trump 47esimo presidente USA, i possibili scenari e cosa può cambiare per l'Europa
Donald Trump 47esimo presidente USA, i possibili scenari e cosa può cambiare per l’Europa – CHIP SOMODEVILLA / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP – Newsby.it

 

L’analista del German Marshall Fund, Bart Szewczyk, ha dichiarato a Euronews che uno scenario possibile con Trump alla guida degli Stati Uniti è un drastico ridimensionamento degli aiuti militari a Kiev. Trump ha anche affermato di essere capace di porre fine alla guerra prima ancora dell’insediamento ufficiale, lasciando però nel vago le modalità di un possibile accordo.

Secondo Szewczyk, non è da escludere che Trump possa cercare un accordo con Vladimir Putin per ottenere un cessate il fuoco, bypassando le posizioni e gli interessi di Ucraina e Europa. Una mossa del genere porterebbe non solo a una frattura con Kiev, ma anche a una crisi diplomatica con l’Unione Europea, che verrebbe estromessa da decisioni cruciali. È anche possibile che un’amministrazione Trump continui a fornire un minimo supporto a Kiev, ma chieda all’Europa di sostenere i costi maggiori. Questo trasferimento di responsabilità potrebbe generare una spesa per l’UE superiore a 200 miliardi di euro, secondo le stime, mettendo a dura prova i bilanci degli Stati membri.

Szewczyk avverte che, in alternativa, il ritorno di Trump potrebbe inaugurare una fase caotica di “stop-and-go” negli aiuti all’Ucraina, con tentativi confusi di accordi di pace e interruzioni nelle forniture di armi, senza una chiara strategia.

Il richiamo all’isolazionismo è una costante nella retorica di Trump, e questa posizione trova sempre più consenso tra i repubblicani. Già durante un comizio di febbraio, Trump ha dichiarato che non difenderebbe automaticamente i membri della NATO da un attacco, a meno che non rispettino gli obblighi di spesa militare pari al 2% del PIL. Attualmente, gli Stati Uniti contribuiscono con il 16,2% ai principali bilanci della NATO, la stessa quota di Berlino. Ma, nonostante i progressi, molti dei 31 membri dell’alleanza non soddisfano ancora il requisito del 2%, suscitando frustrazione a Washington.

Serge Jaumain, professore all’Università Libera di Bruxelles, ha sottolineato come l’Europa debba iniziare a prepararsi a un futuro in cui gli Stati Uniti potrebbero non giocare più il ruolo dominante in Europa. Secondo Jaumain, una ritirata americana dalla leadership della NATO potrebbe verificarsi con una presidenza Trump o persino sotto una presidenza Harris, segnalando che l’epoca di una presenza statunitense costante e imponente in Europa sta volgendo al termine.

Un’altra area di forte preoccupazione per l’Europa è il potenziale ritorno del protezionismo commerciale. Trump ha minacciato di implementare tariffe punitive, fino al 10% su tutte le importazioni e al 60% per le importazioni dalla Cina. L’UE, il principale partner commerciale degli Stati Uniti, potrebbe risentire pesantemente di queste misure. Il commercio tra UE e USA è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, raggiungendo quasi 870 miliardi di euro nel 2022. Tra i prodotti più esportati dall’UE verso gli Stati Uniti figurano medicinali, prodotti farmaceutici e veicoli, mentre le importazioni principali dall’America includono gas naturale e petrolio greggio.

Trump ha già criticato duramente l’UE per non acquistare abbastanza beni americani, avvertendo che, in caso di vittoria, “l’Europa pagherebbe un prezzo elevato”. Jaumain ritiene che le tariffe commerciali proposte rappresentino anche una forma di ritorsione verso l’Europa, con l’obiettivo di proteggere i produttori americani e favorire il consumo di beni nazionali.

Tuttavia, Jaumain e altri esperti avvertono che, data l’imprevedibilità di Trump, queste dichiarazioni potrebbero cambiare in base alle circostanze. Nonostante le promesse elettorali, le sue decisioni restano spesso volubili e adattabili alle esigenze politiche del momento.

Le elezioni americane pongono l’Europa di fronte a uno scenario incerto, in cui ogni esito comporta vantaggi e rischi. Se da un lato Kamala Harris potrebbe mantenere i rapporti attuali con l’UE, una presidenza Trump porterebbe quasi certamente un rinnovato isolazionismo e una maggiore pressione economica e militare sugli alleati europei. Il timore che un ritorno di Trump possa compromettere l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina e della NATO è diffuso in Europa, così come il rischio che si affermi un’aggressiva politica protezionista.

Indipendentemente dall’esito delle elezioni, l’Europa si trova di fronte alla necessità di ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti e rafforzare le proprie capacità di difesa e autonomia strategica.