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POLITICA

Diritto all’aborto, la stanza d’ascolto a Torino rischia di ostacolarlo?

L’ospedale Sant’Anna di Torino inaugura la “stanza d’ascolto” per le donne che vogliono abortire. Obiettivo contribuire “a far superare le cause che potrebbero indurre all’interruzione della gravidanza”. L’iniziativa è frutto di una convenzione tra la Città della Salute e la Federazione Movimento per la vita. A volerla l’assessore alle Politiche sociali della Regione Maurizio Marrone, in quota Fratelli d’Italia.

“La finalità è di fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti”, ha spiegato Marrone.

L’opposizione: “Un attacco al diritto all’aborto”

Immediate le reazioni di quanti vedono nell’iniziativa un tentativo di negare alle donne il diritto all’aborto. A cominciare da Silvio Viale, capogruppo di Radicali Italiani nella Giunta regionale e medico ginecologo del Sant’Anna. “Non ci sarà nessuna stanza del Movimento per la Vita lungo il percorso delle donne che decidono di abortire per qualunque ragione prima e dopo i 90 giorni. Le prenotazioni si continueranno a dare di persona al Day Hospital senza che gli attivisti antiabortisti possano molestare le donne”, assicura Viale.

Quindi una raccomandazione ai vertici dell’ospedale torinese. “Se la direzione generale vuole dare una sede al Movimento per la Vita questa deve essere il più lontano possibile dai reparti. Se una donna vuole un consulto da loro, potrà continuare a farlo, come accade adesso rivolgendosi direttamente alle loro sedi, ma non accetteremo interferenze e molestie”.

Sulla stessa linea Emma Bonino.Un’iniziativa del genere è perfino difficile da commentare. Se la potevano risparmiare. È vero che non vogliono cambiare la legge 194 ma, a piccoli passi, la stanno svuotando dall’interno”, commenta la leader di +Europa.

Dura la condanna anche del Partito Democratico. “La stanza dell’ascolto promossa dall’assessore regionale Marrone è l’ennesima umiliazione nei confronti delle donne e della loro libertà di scelta e di autodeterminazione”, attacca Nadia Conticelli, presidente del Pd Piemonte e capogruppo nella Sala Rossa.

“Non si tratta di uno sportello di accoglienza, che altrimenti sarebbe gestito dall’ospedale o dall’Asl, ma di un affidamento diretto al Movimento per la Vita, dunque una forma di violenza psicologica istituzionalizzata”, prosegue l’esponente Dem. “I luoghi per l’accoglienza delle donne, la tutela della loro salute riproduttiva, della genitorialità consapevole, ci sono già nel Servizio sanitario nazionale: sono i consultori, ad accesso libero e diretto. L’assessore regionale ha il dovere di garantire i necessari finanziamenti”.

Foto ANSA/TINO ROMANO

Contrario anche il Movimento cinque stelle. “Marrone non provi a far passare le sue marchette alle associazioni antiabortiste come sostegno alle donne. I suoi progetti oscurantisti non hanno nulla a che vedere col sostegno economico alle famiglie”, accusa Sarah Disabato, capogruppo regionale M5S Piemonte.

Sulla stessa linea la collega di partito Chiara Appendino, ex prima cittadina di Torino.  Si confermano un pericolo per la civiltà e i diritti delle persone, da loro arriva ancora una volta un delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità, la loro libertà, il loro diritto all’autodeterminazione”.

“Se non ora quando”: “Stigmatizzano le donne”

A protestare fuori dalla Sala Rossa ci sono le donne di “Se non ora quando” Torino. “Non serve una stanza di ascolto. Le donne che decidono di abortire sono consapevoli della loro vita e delle loro scelte. Quello che serve ad una donna per portare avanti una gravidanza è un lavoro sicuro e ben retribuito, una casa, dei servizi di welfare che funzionino, sempre che i motivi per cui ricorre all’aborto siano di natura economica e sociale”, dice la presidente Laura Onofri. “Quello che invece le donne non vogliono è la stigmatizzazione che si fa verso coloro che decidono di abortire, instillando sensi di colpa e di vergogna”.

L’assessore Marrone resta convinto della bontà dell’iniziativa perché, dice, “ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni. Per questa ragione aprire nel principale ospedale ostetrico ginecologico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale per tutta la comunità“.

I numeri dell’ospedale Sant’Anna

Il presidio sanitario è il primo in Italia per numero di parti con 6.590 nuovi nati nel 2022 e l’ospedale piemontese in cui si effettua il maggior numero di interruzioni di gravidanza, con circa 2.500 casi nel 2021, pari al 90% delle Ivg eseguite a Torino e al 50% circa di quelle a livello regionale.

Federica Giovannetti

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