Dopo il coprifuoco in Lombardia dalle 23 alle 5, voluto trasversalmente da tutti i partiti, Attilio Fontana si è spinto anche oltre. Il presidente della Regione Lombardia ha imposto anche la didattica a distanza per tutti i ragazzi delle scuole superiori a partire da lunedì. Anci Lombardia e i sindaci dei 12 Comuni capoluogo di provincia hanno chiesto un incontro “urgente” a Fontana per avere dei chiarimenti. In previsione del vertice, previsto nelle prossime ore, il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, anticipa le richieste che presenterà a Fontana. La scuola “deve essere l’ultima a chiudere. Vogliamo rivedere la questione. Noi ci opporremo, spero che il governatore modifichi l’ordinanza e che prevalga il buon senso. Così non va bene”.
Una posizione che, riferisce Sala, è condivisa anche dai suoi colleghi. La didattica solamente a distanza per le scuole superiori “in questo momento non ha senso”, chiarisce in radio a Rtl 102.5. “Bisogna alternarla con le lezioni in presenza nelle scuole. I ragazzi hanno il diritto di stare a scuola, con buon senso, perché un po’ di alternanza ci sta, ma abbiamo appena riaperto e non si può richiudere adesso”. Il sindaco di Milano auspica inoltre che il governo condivida decisioni del genere, anziché lasciare tutto in mano a Regioni ed enti locali.
Ma Sala non è il solo ad attaccare la linea dura decisa da Fontana. L’ordinanza è “confusa e poco chiara”, dice in una nota il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Lombardia, Massimo De Rosa. “Una confusione figlia di un’ingiustificabile confronto-ingerenza con il leader della Lega Matteo Salvini. Il punto sulla didattica a distanza per gli istituti superiori”, afferma De Rosa, “non è stato discusso in sede di riunione con le minoranze, al contrario è spuntato dopo le trattative seguite ai litigi interni alla Lega. Il risultato è questo contentino dato a Salvini, che ha preteso di disporre a proprio piacimento di Regione Lombardia per alimentare la propria propaganda contro la ministra Azzolina. Fosse per lui dovrebbe essere tutto aperto tranne la scuola”.
Duro anche il Pd in Parlamento: “Si tratta dell’ennesima prova che i nostri ragazzi contano sempre meno di tutti gli altri interessi in gioco. Anziché chiedere agli studenti un sacrificio integrale, vanificando gli sforzi di questi mesi di tutto gli istituti scolastici, la Regione Lombardia non poteva tentare di graduare l’intervento, per garantire almeno alle classi prime e quinte, o a rotazione a tutte, una presenza fisica, l’unica in grado di consentire socializzazione e apprendimento dei ragazzi?”, ha attaccato il deputato dem Alfredo Bazoli. I nodi legati alla didattica a distanza, infatti, sono due: da un lato la necessità di limitare la diffusione dei contagi di fronte all’impennata delle scorse ore, dovuta in particolare ai trasporti, dall’altro la riorganizzazione degli orari scolastici.
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