Luigi Di Maio è finito nel mirino dell’Isis. Due giorni fa al Naba, il settimanale dell’organizzazione jihadista, ha pubblicato un articolo con minacce nei confronti sia del ministro degli Esteri che del nostro Paese. La motivazione risalirebbe alla partecipazione da parte di Di Maio, lo scorso 28 giugno, alla riunione ministeriale della coalizione anti Daesh.
Il ministro degli Esteri, che ha copresieduto per la prima volta la riunione a Roma, insieme ad Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha ricordato in questa occasione che l’Italia figura tra i “principali contributori militari della Coalizione in Iraq”. Il nostro Paese, quindi, sarebbe in prima linea nella formazione delle forze militari e di polizia irachene e curde.
Nell’articolo, pubblicato dal settimanale al Naba, si legge: “Il dossier più pesante e importante sul tavolo dell’alleanza dei crociati a Roma è l’Africa e la Regione del Sahel. Il ministro degli Esteri italiano ha ammesso che non basta combattere lo stato islamico in Iraq e Siria. Bisogna guardare altre Regioni in cui è presente, sostenendo che l’espansione dello stato islamico in Africa e nel Sahel desta preoccupazione e proteggere le coste europee significa proteggere l’Europa”.
Qui si fa riferimento ad una delle dichiarazioni di Di Maio. Nel corso della riunione ministeriale, infatti, il ministro degli Esteri ha parlato dell’allarmante situazione del continente africano. In particolare, si è soffermato, come specificato anche nell’articolo, sulla situazione nella regione del Sahel. Inoltre, Di Maio ha affermato di aver proposto di istituire un gruppo di lavoro dedicato all’Africa. Questo per riuscire a “identificare e fermare le minacce terroristiche connesse a Daesh esistenti nel continente mettendo a punto specifiche contromisure da definire in coordinamento con i partner locali”.
Nel settimanale, oltre al riferimento esplicito alle parole del ministro italiano, si parla di “timori giustificati” da parte del nostro Paese. Questo perché l’Italia, secondo quanto scritto, sarebbe tra i bersagli principali dell’Isis. “Non è un caso che i crociati e i loro alleati si incontrino nella Roma crociata e non c’è dubbio che i timori di Roma siano giustificati. Infatti, è ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin. I mujahidin dell’Isis stanno ancora aspettando il compimento della promessa di Dio onnipotente nei loro confronti. Questa è Dabiq, questa è Ghouta. Questa è Gerusalemme e quella è Roma e noi vi entreremo senza false promesse”.
Le parole del ministro degli Esteri sono arrivate forti e chiare all’Isis, che ha voluto ribadire la presenza dell’Italia tra i suoi principali bersagli. Di Maio, dal canto suo, lo scorso 28 giugno, durante la riunione con gli 83 membri della coalizione globale anti-Isis, ha ribadito l’alleanza del nostro Paese con gli Usa, e non solo.
“Siamo alleati degli Usa, partner di Nato e UE, non è solo un’alleanza strategica, ma di valori. Questo ci permette di affrontare con credibilità questioni come quella dei diritti umani dove l’Italia è stata in prima linea”.
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