Nella conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera all’atteso decreto Caivano, c’era anche la premier Giorgia Meloni: “Volevo essere qui perché penso che il lavoro che abbiamo portato oggi in Cdm sia fatto di norme importanti su alcune materie di cui in passato lo Stato ha preferito non occuparsi, dando il segnale che su alcune questioni era meglio non entrare e metterci la faccia perché pericoloso”.
Caivano, tornata sotto i riflettori dopo le violenze perpetrate su due ragazzine, e le altre “zone franche abbandonate” dalle istituzioni “possono cambiare”, ha detto la presidente del Consiglio: “Oggi c’è invece uno Stato che decide di mettere la faccia in materie complesse e difficili da risolvere. La criminalità giovanile si sta diffondendo a macchia d’olio e nel corso degli anni ci sono state delle zone franche abbandonate a loro stesse e abbiamo deciso di poter dimostrare che se ci si mette la volontà le cose possono cambiare davvero. È una sfida non semplice”.
Quanto all’idea rilanciata dalla Lega di abbassare l’età di imputabilità, prevedendo il carcere per i minori di 14 anni, Meloni rassicura: “Non c’è il tema di sbattere in galera bambini di 12 anni” ma “prevediamo l’arresto in flagranza per reati per i quali non era previsto dai 14 a 18 anni, perché se un ragazzo gira con una pistola carica ora non può essere arrestato”.
Intanto è stato annunciato il nuovo commissario per la riqualificazione del comune di Caivano. Sarà Fabio Ciciliano. Dopo la pubblicazione del dl ci sarà poi un dpcm per la nomina ufficiale. “Mi impegnerò al massimo, c’è molto lavoro da fare ma io sono pronto”, le prime parole pronunciate dal dirigente medico della Polizia di Stato, cui spetterà il compito di gestire i 30 milioni stanziati dal governo.
Meloni ha detto di aver incontrato a Palazzo Chigi la madre di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli: “Anche per lei abbiamo deciso una stretta per gli under 18 che delinquono, per limitarne il più possibile l’attitudine criminale”.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato il giro di vite nei confronti dei genitori che non mandano i figli a scuola, con la previsione del carcere fino a due anni: “Crediamo che così venga direttamente aiutato il minore” perché “la fonte della delinquenza risiede molto spesso nella scarsità di senso civico delle famiglie“.
Nel complesso, ha spiegato il Guardasigilli, le nuove norme cercano “di coniugare la necessità della repressione della delinquenza minorile con la necessità di consentire ai minori che hanno commesso dei crimini di avviare un percorso non soltanto punitivo, ma anche educativo“.
Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il “modello” Caivano “potrà essere applicato ad altre aree particolarmente degradate“. Un piano di interventi, ha aggiunto, che “prende in considerazione non solo la piaga della criminalità minorile, ma anche l’offerta di qualcosa di positivo e di alternativo alla strada, allo spaccio”.
Sfumata alla fine la proposta, sponsorizzata soprattutto dalla ministra della Famiglia Eugenia Roccella, di introdurre una stretta per vietare ai minori l’accesso ai siti pornografici: “Bisogna continuare ad approfondire il tema”, ha detto la premier. “Si apre una serie di dinamiche che vanno valutate sul piano normativo, quello che abbiamo fatto oggi non è sufficiente. Se ne servono altre, o ci verranno segnalate, andremo avanti”.
Per ora il governo di centrodestra ha deciso di limitare l’intervento al parental control, “che è il minimo che si può fare”, ha osservato. “Il tema del blocco dell’accesso e della certificazione dell’età dei minori è una materia che entra molto nella privacy. È una materia che spero il Parlamento possa rafforzare in sede di conversione decreto o con altre leggi”.
Di certo, assicura, “è una materia che sta impattando pesantemente e va affrontata” perché “la pornografia mostra una donna sempre consenziente, pratiche estreme vedute come pratiche diffuse”.
Ieri il Cdm ha dato luce verde a un altro dl con misure a sostegno del Mezzogiorno, il cosiddetto decreto Sud, a cominciare dalla creazione di un’unica zona economia speciale in tutta Italia. “Vuol dire semplificazioni molto importanti e incentivi a chi investe. Questo significa che oggi al livello internazionale il Mezzogiorno d’Italia può competere con tutti gli altri” e stare al passo con il resto del Paese, ha commentato Meloni.
Sulla Manovra 2024 a cui sta lavorando il governo, la premier ha ribadito la linea all’insegna della responsabilità considerato la frenata dell’economia: “Sicuramente ne dobbiamo tenere conto: è la valutazione sulla base della quale stiamo discutendo della manovra”. La strategia sarà “concentrare le poche risorse a disposizione su quello che offre un maggiore moltiplicatore in termini economici, che ha più impatto. Quindi concentrarsi su alcuni grossi provvedimenti“.
Quindi “redditi e salari”, le pensioni “con particolare riguardo a quelle dei giovani di oggi”, sanità, famiglie e natalità.
Sollecitata dai giornalisti sull’ultima polemica che ha coinvolto il suo compagno, Andrea Giambruno, la presidente del Consiglio ha sostenuto che il giornalista Mediaset è stato frainteso: “Io penso che abbia detto in modo frettoloso e assertivo una cosa diversa da quella interpretata dai più. Io non leggo in quelle parole ‘se giri in minigonna ti violentano’, ma una cosa simile a quella che mi diceva mia madre: ‘Occhi aperti e testa sulle spalle’”, ha detto a proposito delle affermazioni del conduttore di Rete 4 sullo stupro di Palermo.
“Purtroppo gli stupratori esistono, non bisogna abbassare la guardia. Il concetto di rimanere il più possibile presenti a se stessi e fare del proprio meglio per non mettersi nella condizione di consentire a questi animali di fare quello che vorrebbero fare, penso che questo sia un consiglio che molti genitori darebbero ai propri figli: occhi aperti e testa sulle spalle, non trovo nessuna giustificazione per chi stupra. Ragazze, state attente: questo ci vedo“.
A ogni modo, ha aggiunto Meloni, “vi prego, per il futuro, di non chiedermi conto di quello che dichiara un giornalista nella libera espressione del suo operato. Non ritengo di dovergli dire cosa deve dire, non ritengo di poterlo fare perché credo nella libertà di stampa”.
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